Viaggi in Peru

Perù

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Il Perù, un paese dai mille volti che vi stupirà per la innumerevole varietà di scenari naturali, urbani e umani: dalla giungla amazzonica alle fortificazioni azteche, dall'incanto della Plaza de Armas di Cuzco al volo dei condor sul canyon del Colca, dalle isole galleggianti sul lago Titicaca alla ferita verde di Machu Picchu; e ancora i mercati, i colori, il Museo de Oro di Lima, le linee di Nazca.  Ma è solo a 4.000 metri, a cavallo di uno dei tanti altipiani circondati a giro di vista da vette di oltre 6.000 metri, sotto un cielo eternamente azzurro, che verrete folgorati dall'abbacinante purezza del Perù e potrete coglierne, sia pure per un attimo, l'essenza...
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VIAGGI E TOUR

PERù
4 giorni / 3 notti
Crociera Fluviale da € 2.320

Crociera sul Rio delle Amazzoni

La Delfin Amazon Cruises, con le sue lussuose imbarcazioni, leDelfin I, Delfin II e Delfin III, organizza delle vere e proprie spedizioni delle durata di 3 o 4 notti alla scoperta dell'incontaminato mondo del Rio delle Amazzoni.  Si tratta di un esperienza indimenticabile: la tranquillità assoluta vi circonderà per tutta la durata del viaggio, il fluire lento della nave prenderà il sopravvento sui vostri sensi e vi farà dimenticare tutto ciò che vi imprigiona nella vostra vita quotidiana.  Sarete rapiti dai mille colori, dai suoni e dai ritmi dell Amazzonia.  Le vostre giornate saranno scandite dagli avvistamenti di variopinti uccelli, scimmie e bradipi che vi sfideranno nascondendosi nel fitto della foresta.  Comfort e lusso si intrecciano armoniosamente con la natura selvaggia del Rio delle Amazzoni, rendendo questa navigazione una crociera inimitabile ed indimenticabile.



Crociera di 4 Giorni / 3 Notti con la Delfin I

1° Giorno

Arrivo all'aeroporto di Iquitos incontro con il nostro corrispondente, che vi accompagnerà con un mezzo privato a Nauta (95 km. - circa un'ora e mezza di percorso).  Arrivo al porto di Nauta, piccola città fluviale sulle rive del fiume Marañon e prima città fondata nel dipartimento di Loreto.  Benvenuto VIP al nostro porto privato lungo le rive del fiume Marañon, e imbarco sulla Delfin I.  Cena a bordo e illustrazione del programma della crociera.

2° Giorno

Al mattino, passeggiata nella foresta amazzonica.  Si percorrerà un sentiero all'interno della giungla, per poi camminare sulla Canopy Walkway, una passerella sospesa all'altezza di 25 metri sopra la foresta lunga oltre 500 metri, da cui si potrà godere al meglio il panorama della foresta ai vostri piedi e avvistare con l'aiuto della guida locale gli esemplari di fauna locale.  La Canopy Walkway è accessibile a tutti e non richiede un allenamento specifico per potere essere percorsa.  Nel pomeriggio si navigherà sul fiume Yanayacu Pucate,che accoglie varie specie di orchidee e alcune delle molte varietà di pirañas: l'esplorazione del fiume avverrà bordo di lance, e con un po'di fortuna si avrà la possibilità di nuotare in mezzo ai delfini rosa tipici di quest'area, che peraltro rappresenta una delle meglio conservate di tutta la riserva Pacara Samirya all'interno della quale ci si trova.

3° Giorno

All'alba, navigazione a bordo di lance per raggiungere il sentiero denominato Fundo Casual, che offre l'opportunità di addentrarsi all'interno della foresta amazzonica definita "Terra Firma" (terra ferma, non lambita dalle acque), dove la vostra guida vi mostrerà varie specie animali.  Nel pomeriggio, visita al villaggio Amazonas, situato alla Uniòn de los Rios, ovvero alla confluenza tra lo Yanayacu, il Marañone il Rio delle Amazzoni, con la possibilità di assistere ad una dimostrazione da parte degli abitanti di attività quali grattuggiare e sbucciare la manioca, o illustrarvi gli strumenti utilizzati per la coltivazione del riso.  Questa è un'occasione preziosa per entrare in contatto con uno stile di vita molto diverso dal nostro, che ci permette di riflettere sulle differenze culturali ma al tempo stesso anche sulla pienezza e dignità di ogni sistema sociale e culturale.

4° Giorno

Prima colazione.  Sbarco a Nauta, e proseguimento su strada asfaltata verso Iquitos.  Sosta presso il centro di salvataggio e riabilitazione dei mammiferi fluviali (ACOBIA), dove si avrà la possibilità di incontrare e dare da mangiare ai lamantini, una specie animale docile e meravigliosa, ma attualmente in via di estinzione.  Il centro si occupa anche del salvataggio e ripopolamento di altre specie animali, che potrete osservare nel corso della visita.  Proseguimento in direzione dell'aeroporto di Iquitos e fine dei nostri servizi a terra.



Crociera di 4 Giorni / 3 Notti con la Delfin II

1° Giorno

Arrivo all'aeroporto di Iquitos incontro con il nostro corrispondente, che vi accompagnerà con un mezzo privato a Nauta (95 km. - circa un'ora e mezza di percorso).  Arrivo al porto di Nauta, piccola città fluviale sulle rive del fiume Marañon e prima città fondata nel dipartimento di Loreto.  Benvenuto VIP al nostro porto privato lungo le rive del fiume Marañon, e imbarco sulla Delfin II.  Cena a bordo e illustrazione del programma della crociera.

2° Giorno

Al mattino, esplorazione del fiume Belluda Caño nella Riserva Pacaya Samiria a bordo di lance per nuotare con i delfini rosa circondati da coloratissimi esemplari di uccelli diurni che voleranno sopra le acque.  Nel pomeriggio, esplorazione del Rio Dorado con la sua ricca biodiversità composta di scimmie, uccelli, farfalle e insetti.  Durante la stagione secca invece si raggiungerà a piedi la comunità di Yanallpa.  Pensione completa.

3° Giorno

Al mattino, esplorazione del Lago Clavero a bordo della nostra chiatta, da cui avrete la possibilità di addentrarvi nella foresta pluviale e ammirare la sua fantastica diversità di flora e fauna.  Nel pomeriggio, navigazione lungo il Fiume Yarapa fino a Puerto Miguel: lungo il fiume Yarapa, si potranno navigare gli affluenti in kayak e ascoltare attentamente i suoni misteriosi provenienti dalla giungla.  A seguire, ci avventureremo a bordo dei nostri skiff (piccole imbarcazioni a fondo piatto), per incontrare la comunità di Puerto Miguel e gli abitanti dei villaggi locali che da generazioni abitano l'Amazzonia.  Visita alla scuola locale, in cui i bambini saranno molto felici di avere visitatori, e sosta presso il locale mercato artigiano comunitario gestito dalle donne, che vendono oggetti d'arte e di artigianato molto particolari.

4° Giorno

Prima colazione.  Sbarco a Nauta, e proseguimento su strada asfaltata verso Iquitos.  Sosta presso il centro di salvataggio e riabilitazione dei mammiferi fluviali (ACOBIA), dove si avrà la possibilità di incontrare e dare da mangiare ai lamantini, una specie animale docile e meravigliosa, ma attualmente in via di estinzione.  Il centro si occupa anche del salvataggio e ripopolamento di altre specie animali, che potrete osservare nel corso della visita.  Proseguimento in direzione dell'aeroporto di Iquitos e fine dei nostri servizi a terra.



Crociera di 4 Giorni / 3 Notti con la Delfin III

1° Giorno

Arrivo all'aeroporto di Iquitos incontro con il nostro corrispondente, che vi accompagnerà con un mezzo privato a Nauta (95 km. - circa un'ora e mezza di percorso).  Arrivo al porto di Nauta, piccola città fluviale sulle rive del fiume Marañon e prima città fondata nel dipartimento di Loreto.  Benvenuto VIP al nostro porto privato lungo le rive del fiume Marañon, e imbarco sulla Delfin III.  Cena a bordo e illustrazione del programma della crociera.

2° Giorno

Al mattino, navigazione con i nostri skiff del Fiume Samiria e dei suoi affluenti, dove abbondano animali selvatici nascosti nella profonda foresta pluviale, tra cui segnaliamo i pappagalli ara gialli e blu, gli ara scarlatti, i tucani, gli uccelli parasole, varie scimmie e specie ittiche, nonché capibara (i più grandi roditori esistenti).  Le nostre guide naturalistiche con il loro occhio esperto vi indicheranno la biodiversità di quest'area geografica.  Questo è anche un sito noto per la possibilità di nutrire i delfini, con cui condivideremo l'ottimo pesce che si gusta a bordo.  Nel pomeriggio, esplorazione dei fiumi Yanayacu e Pucate: ci addentreremo all'interno di diverse insenature e lagune, in una delle zone meglio conservate e protette della Riserva Naturale di Pacaya Samiria.  Le vostre guide nuovamente vi indicheranno le varietà faunistiche della zona.  Se lo vorrete, potrete scendere nelle acque amazzoniche su uno dei nostri kayak o canoe canadesi.  Avrete anche l'opportunità di nuotare nelle acque della giungla insieme ai famosi delfini rosa! Pernottamento a bordo.

3° Giorno

All'alba, navigazione a bordo di lance per raggiungere il sentiero denominato Fundo Casual, che offre l'opportunità di addentrarsi all'interno della foresta amazzonica definita "Terra Firma" (terra ferma, non lambita dalle acque), dove la vostra guida vi mostrerà varie specie animali.  Nel pomeriggio,esplorazione del torrenteNauta Caño in kayak e pesca dei piranha. Safari con le guide naturalistiche alla ricerca di alligatori e uccelli notturni.  Pernottamento a bordo.

4° Giorno

Prima colazione.  Sbarco a Nauta, e proseguimento su strada asfaltata verso Iquitos.  Sosta presso il centro di salvataggio e riabilitazione dei mammiferi fluviali (ACOBIA), dove si avrà la possibilità di incontrare e dare da mangiare ai lamantini, una specie animale docile e meravigliosa, ma attualmente in via di estinzione.  Il centro si occupa anche del salvataggio e ripopolamento di altre specie animali, che potrete osservare nel corso della visita.  Proseguimento in direzione dell'aeroporto di Iquitos e fine dei nostri servizi a terra.

 
Viaggi nella Natura - Crociere e Navigazioni
PERù
12 giorni / 11 notti
Natura e archeologia da € 2.630

Perù e Bolivia: Gloria Dorata, Stelle e Colori

Il Perù è un Paese meraviglioso che non può deludere, che vi lascerà entusiasti.  Impariamo subito che in Perù basta andare sempre dritti e prima o poi si arriva a destinazione, si ha sempre qualcosa di cui sorprendersi.  La Gloria immortale di Cusco e della Valle Sacra degli Incas, i colori di Pisaq.  Un paradosso di biodiversità, erede di culture millenarie, che solo un luogo magico come il Perù può forgiare.  Si va poi più a Birù (ossia più giù, parola da cui deriva il nome di Perù) fino al Macchu Picchu; qui, adagiata in una grande valle, troviamo una delle sette meraviglie del mondo moderno.  Si entra finalmente in Bolivia, una terra piccola coperta da foreste tropicali e pluviali, i cui bassipiani tropicali sono tributari del Rio delle Amazzoni.  Copacabana, Titicaca e Huatajata sono alcuni nomi per un viaggio indimenticabile, tra maestà e colore.  La nostra esplorazione della terra boliviana inizierà già sul confine con il Perù sulle rive del lago Titicaca, il secondo lago più vasto dell'America meridionale nonché il più alto navigabile del mondo, al centro del quale raggiungeremo la Isla del Sol.  Proseguiremo poi con la nostra navigazione sul Lago Titicaca verso l'Isola della Luna, anch'essa custode delle meravigliose vestigia Inca note come il Tempio delle Vergini.  Continueremo alla volta di La Paz, da cui partiremo nei giorni successivi per la visita di Tiwanaku, antica capitale precolombiana nel cuore della Bolivia, fino ad arrivare ad Uyuni, il deserto di sale più vasto al mondo, dove pernotteremo una notte in magnifico hotel fatto interamente di sale.  Al rientro, visiteremo La Paz e concluderemo il nostro viaggio di esplorazione.
World Heritage Site - Viaggi nella Natura

ALLOGGI E HOTEL

INFORMAZIONI E NOTIZIE UTILI

VISTO E FORMALITA' DI INGRESSO

Passaporto: E' necessario il passaporto con validità residua di almeno sei mesi al momento dell'arrivo nel Paese.  Le Autorità di frontiera potrebbero chiedere di esibire il passaporto nonché il biglietto di andata e ritorno.  Il visto non è necessario fino a 90 giorni di permanenza nel Paese.  All'arrivo in Perù o già in aereo si riceve una carta turistica in duplice copia che deve essere compilata: una copia viene consegnata all'immigrazione e l'altra va conservata nel passaporto e riconsegnata all'uscita dal paese.  Non esistono restrizioni valutarie all'ingresso nel Paese.  Ricordiamo che la mancata partenza per documento non in regola comporta la perdita totale della quota.

Visto d'ingresso: non necessario fino a 183 giorni di permanenza nel Paese.

Le tasse di uscita dal paese ammontano a circa 31 USD , mentre le tasse dei voli interni a circa 7 USD da ogni aeroporto di partenza.  Tutte le tasse sono da pagare in loco e sono soggette a variazioni senza preavviso.  E' possibile effettuare il pagamento sia con moneta locale (Nuevo Sol - PEN) che con dollari USA.

Per le informazioni più aggiornate su passaporto, visti, formalità doganali e informazioni valutarie cliccate qui.  Sarete reindirizzati alla pagina della Farnesina Viaggiare Sicuri, che viene costantemente revisionata e offre informazioni aggiornate in tempo reale.

FUSO ORARIO

La differenza di fuso orario con l'Italia è di 6 ore in meno durante l'ora solare, 7 ore in meno durante l'ora legale.

MONETA

La moneta ufficiale è il Nuevo Sol (PEN). Per una quotazione aggiornata del cambio Euro-PEN cliccate qui.  L'Euro viene cambiato in diverse banche, anche se il cambio non è favorevole.  Il Dollaro USA è la valuta corrente anche per le transazioni commerciali e viene accettato quasi ovunque.  Si consiglia di effettuare i cambi esclusivamente nelle banche o nelle agenzie di cambio, al fine di evitare il rischio di ricevere banconote false dai cambisti ambulanti.  L'utilizzo di carte di credito internazionali non è molto diffuso: vengono accettate solo nei centri e negli hotel più importanti, ma nella maggior parte delle città si trovano bancomat dove poter prelevare si moneta locale che dollari. Le mance non sono mai incluse e non sono obbligatorie, ma è pratica comune lasciare una mancia a camerieri e facchini.  Le mance sono un modo tangibile poi per ringraziare guide ed autisti.

TELEFONIA

Il prefisso internazionale del Perù è 0051. Per chiamare l'Italia dal Perù comporre lo 0039.  Per chiamare un numero telefonico del Perù dall'Italia digitate lo 0051, seguito dal prefisso della zona senza lo 0 ed infine dal numero desiderato. I prefissi delle principali zone sono: Lima: 01; Arequipa: 054; Puno: 051; Cusco: 084.  I telefoni cellulari funzionano solo se tri-band o satellitari.

CLIMA

In Perù le stagioni sono capovolte rispetto al nostro emisfero: l'estate, calda e piovosa, va da novembre a febbraio; l'inverno, con un clima tendenzialmente temperato ed estremamente secco, va da maggio a settembre.  La situazione climatica risente comunque della differente situazione geomorfologica del Paese: se voglio visitare l'altopiano e l'Amazzonia, il periodo migliore va da giugno ad agosto, grazie alla quasi totale assenza di piogge, tenendo presente tuttavia che sulle Ande l'escursione termica tra giorno e notte è molto elevata (si va anche sotto zero), e che è indispensabile un abbigliamento adeguato.  Chi si reca sulla costa invece troverà un clima variabile dai 15° ai 25° C, ma anche una nebbiolina umida uniforme (garua) che impedisce di vedere il sole fino agli 800 metri di altitudine.

IGIENE, SALUTE E VACCINAZIONI

Nessuna obbligatoria.  Si consiglia, previo parere medico, la vaccinazione contro la febbre gialla a coloro che intendano visitare le località della selva amazzonica.

LINGUA, POPOLAZIONE E RELIGIONI

La lingua ufficiale è lo spagnolo, che presenta però alcune differenze rispetto a quello della madre-patria.  Nelle regioni dell'entroterra le popolazioni parlano il quechua; nelle regioni del sud (fra cui il Dipartimento di Puno), si parla ancora l'aymara.  La religione maggioritaria è quella cattolica.  

PATENTE

Italiana (per un periodo di permanenza fino a 6 mesi).  È riconosciuta la patente internazionale conforme alle convenzioni di Ginevra 1949 e di Vienna 1968.

TRASPORTI

I voli interni sono operati da 4 compagnie di bandiera che collegano tutte le città principali. Per quanto riguarda il sorvolo in aereo delle "linee di Nazca" si ricorda che gli aerei utilizzati volano "a vista" con conseguenti limitazioni in termini metereologici. La rete stradale è molto migliorata negli ultimi anni e le strade sono quasi tutte asfaltate. A volte l'altitudine può causare rallentamenti dei mezzi, e quindi anche distanze modeste possono comportare ore di viaggio. Buono è il servizio di pullman per i collegamenti interurbani, in particolare per quanto riguarda gli spostamenti sulla Panamericana. I treni offrono buone condizioni (in 1a classe) solo tra Cuzco-Machu-Picchu, Cuzco-Puno e Arequipa-Puno.

ABBIGLIAMENTO

Il clima in Perù è estremamente variabile a seconda della zona in cui ci si trova, e in ogni caso l'escursione termica tra giorno e notte è veramente notevole al di sopra dei 3.000 m: la tecnica dell'abbigliamento a strati consente di adeguarsi alle variazioni o agli imprevisti climatici del momento; non ci si può dimenticare quindi di portare abbigliamento comodo ed adatto ad ogni temperatura (si scende anche sotto lo zero, quindi oltre a calzoncini corti e magliette, anche giacca di piuma, calzettoni, berretto e guanti di lana), scarpe resistenti, creme solari ad alta protezione, occhiali da sole, repellenti, farmacia da viaggio (in particolare, antibiotici a largo spettro, disinfettanti intestinali, antipiretici)., una torcia con batterie di ricambio.  Negli altopiani l'aria è estremamente secca per cui non dimenticate creme per labbra e creme idratanti.  Per maggior praticità sono consigliate sacche o borse non rigide.

CIBO E BEVANDE

L'antipasto nazionale è il ceviche: gamberi, pesce, frutti di mare, polpo marinati in limone e aceto con cipolle, peperoncino e pomodoro.  Sulle Ande i piatti tipici sono a base di vari tipi di carne, con patate e granoturco; tra tutti il cuy, porcellino d'India simile al coniglio, di solito arrosto, servito intero.  E poi la pachamanca, complesso piatto tradizionale della Cordillera: patate, mais giovane, tamales ( polenta condita in foglie di banano), mote (tubero dolce), humitas (tamale di farina di mais dolce), carne di pollo e maiale avvolti in foglie e cotti in forno.  Da assaggiare anche le papas a la huancaina, patate al vapore con salsa a base di formaggio e peperoncino.  La bevanda tradizionale è la chica, fermentata a base di granoturco, a basso tenore alcolico, ma la bevanda forse più conosciuta è il Pisco Sour, un brandy preparato con lime, chiara d'uovo, angostura e ghiaccio.

ACQUISTI

Molti sono i prodotti dell'artigianato peruviano, e di solito anche molto convenienti.  Si possono acquistare ottimi oggetti in oro, argento, rame, oltre a borse, oggetti in cuoio o in ceramica.  Molto interessanti i tessuti in cotone, i tappeti e gli arazzi dai vivacissimi colori con disegni che richiamano i tradizionali motivi precolombiani.  Da non dimenticare i bellissimi maglioni in lana di alpaca, soprattutto nella zona di Puno e Cusco.

INFORMATIVA OBBLIGATORIA

Comunicazione obbligatoria ai sensi dell'art. 17 legge 38/2006: "La Legge italiana punisce con la pena della reclusione i reati inerenti alla prostituzione ed alla pornografia minorile, anche se gli stessi sono commessi all'estero."

ALBUM FOTO

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La Festa della Madonna della Candelora a Puno
In Perù le feste sono una faccenda seria! Probabilmente nessuno sa divertirsi come i peruviani, che organizzano ogni anno circa 3000 feste. Come si può ben immaginare, in questopaese a maggioranza cattolica, dove la religione riveste un ruolo certamente importante nella cultura e nella società, la maggior parte di queste feste sono dedicate ad un qualche santo patrono, ma l eccezionale sincretismo tra religione cristiana e tradizioni precolombiane ha prodotto una tradizione ibrida, dove ricorrenze cattoliche si mescolano agli antichi rituali Inca. In qualsiasi momento dell anno vi troviate in Perù non sarà dunque difficile ritrovarsi nel mezzo di un qualche tipo di festeggiamento, festeggiamento che certo non passerebbe inosservato: il risultato di quel connubio di tradizioni indigene e spiritualità cattolica di derivazione spagnola è spesso un qualcosa di stravagante e inconsueto, quasi estraniante, con celebrazioni colorate e rumorose, altamente scenografiche e incredibilmente coinvolgenti e sicuramente sorprendenti.



Una festa di cui vale la pena parlare è sicuramente la festa della Madonna della Candelora - Fiesta de la Virgen de la Candelaria - che si celebra a Puno, recentemente dichiarata Patrimonio dell Umanità dall UNESCO. A motivare questa investitura, la straordinaria importanza della festa, che è infatti la più grande manifestazione culturale, musicale e religiosa della nazione: le celebrazioni per la Fiesta de la Candelaria possono infatti tranquillamente competere con le più grandi manifestazioni del Sud America (come il carnevale di Rio) per numero di persone coinvolte. La festa ha luogo tutti gli anni a febbraio e, come spesso succede in Perù, si protrae per più giorni, in questo caso per una settimana piena di musica, danze e cibo. Si comincia all inizio del mese: il rituale che apre le celebrazioni è una messa mattutina (all alba) a cui segue una cerimonia di purificazione, mentre il giorno seguente sì procede con una processione in cui la statua della Madonna viene accompagnata per le vie della città da una coloratissima folla nei tradizionali costumi incaici, con musiche e danze festose. Nei giorni successivi il festival continua con due competizioni di danza e musica che vedono sfidarsi partecipanti provenienti da Puno e dai dintorni rurali della città, oltre che a un numero significativo di persone che emigrate da Puno tornano per prendere parte alle festività e riconnettersi alle proprie radici. Il festival si configura così anche come un opportunità per preservare l identità culturale dei gruppi etnici Quechua e Aymara, con le vecchie generazioni che passano alle nuove tutto quel bagaglio di conoscenze e tradizioni relativo alla musica, alla danza e alla realizzazione dei costumi e delle maschere tipici. La festa giungerà poi finalmente al termine con un ultima sfilata e una messa d addio.
LEGGI
L'arte tessile in Perù tra tradizione e modernità
La tradizione tessile in Perù ha origini veramente antichissime: grazie al rinvenimento di reperti tessili in vari siti archeologici è infatti possibile datare le prime testimonianze di arte tessile indietro nel tempo fino al 4000/3000 a.C., nel cuore della tradizione Inca. Come dimostra anche l ottimo stato di conservazione dei reperti archeologici, la produzione tessile andina è sempre stata di eccezionale qualità, ma non sempre è stata impiegata per usi moderni come la fabbricazione di abiti, ma piuttosto per usi  narrativi  e comunicativi; con complessi intrecci di fili colorati si potevano infatti tramandare antichi saperi e conoscenze e narrare vere e proprie cosmogonie. Per secoli l arte tessile ha continuato ad essere praticata secondo modalità assolutamente naturali e artigianali. Le pregiatissime lane di alpaca e le altrettanto pregiate qualità di cotone (come il morbidissimo e lucente cotone di Pima) vengono lavorate a mano o con telai meccanici a cintura o a pedale, e tinte esclusivamente con estratti naturali. La qualità delle lavorazioni tessili è innegabile, e nel corso del tempo la tessitura si è affermata come pilastro dell artigianato peruviano. Le comunità rurali ancora mantengono orgogliosamente i propri motivi e colori, e qui la tessitura è una fonte di sostentamento.
Intorno agli anni ‘50, l artigianato peruviano si è trovato in un momento se non di svolta quantomeno di radicale evoluzione. In questo periodo infatti, grazie all interesse di missionari religiosi e a campagne di solidarietà internazionali, l artigianato locale si è affacciato sui mercati internazionali, creando, senza particolari piani di sviluppo ma semplicemente in risposta alla domanda del mercato, prodotti artigianali destinati alla vendita esterna. Ad aumentare, negli anni a venire, la domanda di prodotti artigianali, il boom del turismo, che creò occasioni per facili guadagni per chi si proponeva come  intermediario  in questi scambi commerciali. Questi guadagni erano spesso fatti sulla pelle degli artigiani, sfruttati per un pugno di mosche, e per arginare questo malaffare il governo peruviano creò nel 1982 l organizzazione Allpa per aiutare gli artigiani a commerciare in maniera equa. Gli squilibri economici causati dal boom del turismo sono anche dietro alle vicende del villaggio di Ccaccaccollo, sulla Valle Sacra peruviana. L arrivo di visitatori stranieri incentivò infatti le attività turistiche, con alberghi e ristoranti di lusso che hanno fatto la fortuna di molte città. Ma mentre alcuni si arricchivano in altre zone la povertà dilagava, con le popolazioni native costrette a lasciare le proprie terre e a cercare di sbarcare il lunario come venditori ambulanti. Ed è così che molte donne di Ccaccaccollo erano finite a vendere bigiotteria a Crusco, ma nel 2005, grazie alla fondazione Planeterra per lo sviluppo sostenibile, queste hanno riscoperto il valore delle proprie tradizioni e hanno iniziato a commerciare vestiti di alpaca prodotti artigianalmente. Dopo uno sfortunato incidente dovuto a cause naturali che aveva portato alla distruzione del laboratorio-fabbrica di Ccaccaccollo nel 2007, questo è poi stato ricostruito, consentendo la rinascita del commercio di filati e la preservazione della tecnica di filatura artigianale per le generazioni future.
Oggi l antichissima tradizione tessile del Perù, che pure sopravvive nelle realtà artigianali sopra descritte, conosce anche una dimensione d alta moda, come testimonia la manifestazione
Perumoda che si svolge ogni anno a Lima, l evento più importante dell anno per tutta l industria della moda della nazione. La manifestazione raduna sia le aziende autoctone sia quelle straniere che importano i prodotti locali, ma la sua vocazione è quella di vetrina per gli stilisti peruviani emergenti. E ce ne sono. Qualche nome: Sumi Kujòn e Gerardo Privat, ingegnosa interprete della tradizione la prima e creatore di preziose collezioni dai materiali pregiati il secondo, e poi Ani Alvarez Calderon, uscita dalla Rohde Island School di New York e contaminatrice di stili e tradizioni diverse, e ancora Ana Maria Guiulfo, profonda conoscitrice della cultura e dell arte peruviane.
LEGGI
Il Parco Nazionale di Manu in Perù è il tempio della biodiversità
È nella parte meridionale del Perù, tra le regioni di Cusco e Madre de Dios, che si trova il Parco Nazionale del Manu, bene naturale protetto dall UNESCO. Il parco, con un estensione di 17162,95 km², ospita un gran numero di specie animali e vegetali, alcune delle quali a rischio estinzione, e a causa di questa sua straordinaria biodiversità esso è stato dichiarato dall UNESCO prima, nel 1977, Riserva della Biosfera e poi, nel 1980, Patrimonio dell Umanità.
Il parco occupa tutta l area del bacino del fiume Manu e ha una topografia ricchissima grazie alle significative variazioni di altitudine che occorrono nell area. Si passa infatti dai 350 metri sul livello del mare nell area del parco che si trova nella Foresta Amazzonica occidentale, col suo specifico habitat da foresta pluviale quindi, agli ambienti della Yunga peruviana ad altitudini medie, e alle praterie e boscaglie montane quando si raggiungono i 4200 metri d altitudine sul versante orientale della Cordigliera delle Ande. Questa varietà topografica si traduce, come si è detto, in un livello di biodiversità tra i più alti di tutti i parchi del mondo.

Per quanto riguarda la fauna, si contano più di 220 specie di mammiferi, come la tigre nera, la scimmia choro comune, il cervo delle Ande, la maquisapa nera, il gatto delle Ande e molti altri, e poi 68 rettili, 77 di anfibi e circa 210 tipi di pesci. Anche gli uccelli sono numerosissimi (si parla di 800 specie) e si vorrà dunque prendere in considerazione il parco di Manu come meta per le vacanze se si è grandi appassionati di birdwatching. Tra farfalle, formiche, libellule e scarafaggi poi, si superano le 2300 specie di insetti, con molte specie ancora da classificare. Una menzione a parte tra gli ospiti del parco va fatta per l ornitorinco: non una specie indigena del Perù, venne introdotta nel 1965 dagli aborigeni australiani che volevano commerciare con i peruviani, e si è ambientato perfettamente nel parco naturale.

La varietà nell altitudine, nel microclima e nel terreno del parco si riflette anche sulla flora, ricchissima e varia. Qui è possibile ammirare anche la conifera argentina, che occupa circa un ettaro del territorio del parco. L impenetrabilità del parco e l enorme eterogeneità della flora rendono di difficile classificazione le varie specie di piante ospitate. Le stime variano tra le 2000 e le 5000 specie vegetali. Per dare un idea della diversità naturale basti pensare che in un solo ettaro di terreno è possibile trovare anche 220 diverse specie.
Un ruolo chiave nell eccezionale preservazione dell incontaminato ecosistema del parco lo ha giocato senz altro il suo isolamento. Il parco è infatti difficilmente accessibile per la sua conformazione e posizione, e comunque ai turisti è consentito entrare soltanto in apposite aree. L unica presenza umana all interno del parco sono le numerose ma picole comunità contadine di lingua quecha e le varie tribù amazzoniche native, come i Matsiguenka, gli Yine, gli Amahuaca, i Nahua, gli Amarakaeri e gli Huashipaire. Un regime di protezione dell area del parco ebbe inizio formalmente nel 1968 quando il parco venne dichiarato riserva naturale, stato poi confermato e rafforzato dai successivi riconoscimenti UNESCO. Oggi il parco è diviso invarie zone ad accesso regolamentato, di cui la più ampia è la Restricted Zone, dedicata esclusivamente alla preservazione del patrimonio ambientale e inaccessibile, se non per qualche concessione ai ricercatori e alle comunità indigene. A proposito di ricerca, nel parco ha sede uno dei più importanti e famosi centri di ricerca dell Amazzonia, ovvero la stazione biologica di Cocha Cashu.

Guardando al futuro del parco è chiaro che la sfida per la preservazione si fa più intensa e difficile. Con il mutamento delle aree circostanti (costruzione di nuove strade, esplorazioni per l estrazione di gas naturale) sarà ancora possibile mantenere l isolamento e lo stato incontaminato di cui il parco ha goduto? Quale sarà l impatto del progressivo aumento delle popolazioni indigene e dei loro bisogni? A queste ed altre questioni dovrà essere data risposta se si vorrà continuare a conservare un patrimonio naturale dal valore inestimabile.
LEGGI
Chicharron de cerdo
La storia del "chicharron" ebbe inizio con gli schiavi portati alle colonie spagnole in Perù, poiché loro per tradizione allevavano i maiali. I suini portati dagli spagnoli vennero soprannominati "cuchi" dagli indigeni ed all'inizio "los chicharrones" si friggevano solo ed esclusivamente per estrarre il grasso utile ad ungere gli alimenti per evitare il deterioramento degli stessi, di conseguenza el chicharròn era un prodotto secondario utilizzato per l'alimentazione di altri animali a causa dell'abbondante quantità di carne che a quell'epoca avevano a disposizione. Con il progresso della società l'uomo cominciò a pensare in maniera diversa e volle trarne profitto anche dalla carne cominciando cosi negli anni 1927 e 1928 a venderla ad un prezzo decisamente basso; inizio cosi a prendere piede una delle ricette più importanti del menù Peruviano che viene preparato con varie ricette a seconda della regione. In Perù si chiamano chiccharròn i fritti di tutti gli animali che con questo tipo di cottura diventano croccanti. (pesce, pollo, pesce e carne di maiale principalmente) Il più popolare è costituito da pezzi di maiale cotto con la pelle sul suo contenuto di grassi e conditi solo con acqua salata. E 'servito con patate fritte o patate bollite e arrosto salsa di mais con Criolla, vale a dire cipolla tritata con limone e menta. La cotenna di maiale viene utilizzato per preparare panini, noto come "il pan con cicciarròn" Francisco Pizarro, che ha allevato i maiali nella sua infanzia, era un grande estimatore di questo piatto durante la prima colonizzazione spagnola.
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Le linee di Nasca
Qui di seguito è riportato un articolo pubblicato nel 2001 in cui l'archeologo bresciano Giuseppe Orefici illustrava le sue interessantissime tesi sul sito di Nasca, uno dei tanti enigmi archeologici di cui l'uomo non è ancora venuto pienamente a capo. A partire dal 500 avanti cristo, il popolo Nasca occupò per mille anni un territorio, in gran parte desertico, che va dal mare alle montagne, da Cañete, a nord, fino ad Arequipa, a sud. Migliaia di chilometri quadrati. Macerie ricoperte da macerie. Giuseppe Orefici, bresciano, esperto dei segni del passato, non sa ancora che quelle sono le rovine di Cahuachi. Non immagina, anche se scava già da anni in Perù, di trovarsi di fronte a una città sacra distrutta da un terremoto. Orefici conosce da tempo gli incredibili e giganteschi disegni, tracciati sulla terra e visibili soltanto dall'alto, volando sopra il cielo di Nasca. Ma vuole sapere di più sul mondo di chi li ha inventati, sulla civiltà e la cultura di un popolo che costruiva immagini sacre così grandi. Anche perché sono forme che evocano mistero e scatenano le più singolari ipotesi. Quella estrema parla addirittura di piste di atterraggio per extraterrestri. Ma Orefici, che studia incisioni e pitture rupestri da una vita, ha i piedi per terra. Intuisce che le rovine della città sacra hanno una stretta connessione con i geoglifi. Chiede al governo peruviano di poter scavare il sito. E sono proprio i suoi scavi a riscrivere tutta la storia della civiltà Nasca e a svelare il mistero dei geoglifi: non sarebbero un calendario astronomico, come si era ipotizzato, bensì lunghi percorsi sacri seguiti durante le feste religiose. "Cominciai il lavoro 18 anni fa con il proposito di mettere in luce la vita di questa civiltà scomparsa e di arrivare a costruire un museo vivo" racconta Orefici. E così, anno dopo anno, Cahuachi si svela. "Il terremoto accadde nel 350 avanti Cristo. Cahuachi era la capitale religiosa del popolo Nasca" prosegue Orefici. "Il disastroso sisma che la rase al suolo fu un evento che segnò la storia di questo popolo. Le forze della natura avevano sconfitto gli dei, che non erano stati in grado di opporsi alla devastazione. Per questo Cahuachi fu cancellata dai suoi stessi abitanti". Accadde allora qualcosa di unico: l'antica capitale religiosa dei Nasca fu sepolta come fosse un'entità. Sigillata: ricoperta con le sue macerie, con i mattoni crudi di scarto, con milioni di tonnellate di materiale con cui era stata costruita, forse più di 100 anni prima. "i Nasca erano vissuti per mille anni su un territorio che andava dal mare alle montagne. I limiti sono Canete, 100 km a nord, e Arequipa a sud. Era un mondo senza scrittura: si comunicava attraverso i segni dipinti su ceramica, o tessuti su stoffa" racconta Orefici. Ed ecco le prime scoperte: sulle ceramiche e sulle stoffe, tutte parti di cerimoniali religiosi, si ritrovano, in piccolo, esattamente gli stessi disegni dei geoglifi giganti. Le linee disegnate a terra, i solchi impressi sul terreno sono quindi tragitti sacri, che il popolo percorreva nel corso di cerimonie rituali e che si riferivano soprattutto ai miti della fertilità e dell'abbondanza. "Solo nella fase più arcaica le linee dei geoglifi vengono scavate sulle pareti discendenti delle colline in modo da poter essere viste da lontano" spiega lo studioso: "i geoglifi più imponenti e famosi, quelli del condor e del colibrì, della scimmia a nove dita, del ragno e dell'orca, sono della seconda fase. Cioè quella prima del terremoto che distrugge Cahuachi. Siamo nel pieno dello splendore Nasca, mille anni prima dell'arrivo degli Incas". Ma che dei sono quelli adorati dai Nasca? La massima divinità è una triade a forma di felino, serpente e uccello. Una sorta di quetzalcoatl, sul tipo di quello adorato dai Maya del centro america. Poi ci sono le orche sacre, venerate dai Nasca della costa, uomini che si dedicavano alla pesca con piccole imbarcazioni. E ancora eroi mitici, uomini dei, guerrieri forse intermediari con le divinità affinché favorissero le nascite e i raccolti. E non lesinassero cibo. La fertilità e l'acqua erano al centro degli interessi dei Nasca che abitavano in zone semiaride, lungo corsi d'acqua stagionali, e che avevano bisogno di acquedotti e di riserve potabili per sopravvivere. Quindi i segni impressi sul terreno tendono soprattutto a proteggere dalla fame e dalla miseria. Per Orefici i geoglifi non hanno molto a che fare con le stelle e le costellazioni, come invece ha sempre sostenuto la "Dama di Nasca", la tedesca Maria Reiche: per 50 anni questa ricercatrice, a bordo di una scassata Volkswagen, viaggiò ovunque intorno a San Pablo, il villaggio dove abitò fino alla morte, avvenuta nel 1998 all'età di 95 anni. Reiche non aveva fatto altro, per tutta la vita, che cercare possibili connessioni tra quelle forme a spirale (simbolo magico nella cultura Nasca), zoomorfe e antropomorfe, la matematica e l'astronomia: secondo la studiosa, i geoglifi rappresentavano una sorta di calendario cosmico inciso sul terreno. Ma l'archeologo italiano esclude questa suggestiva ipotesi: "Se quei segni fossero serviti a riconoscere le stelle, li avrebbero dovuti vedere di notte, illuminati da una sterminata serie di torce. Certo sarebbero state scene di forte suggestione. Peccato però che non sia mai stato trovato neppure un microscopico frammento di legno bruciato lungo i tracciati dei geoglifi. Nulla che possa far pensare all'uso del fuoco". Dopo il terremoto avviene un cambiamento, drastico, radicale. Sconvolti dalla catastrofe, i capi religiosi entrano in crisi. Vengono imposti segni completamente diversi: si dà ordine di costruire spazi chiusi, trapezoidali, rettangolari. "Sono recinti dove ci si riunisce. La sacralità del luogo viene a mancare. È un mondo più laico quello che segue la chiusura della città religiosa di cahuachi" spiega Orefici. I sigilli alla città morta vengono apposti anche con la sepoltura di materiali, di oggetti di culto, di animali. Gli scavi di Cahuachi svelano cose inedite. Come nel caso di una vera e propria tumulazione di grandi flauti di pan in ceramica che emettono suoni mai ascoltati prima. Sono le antaras, strumenti unici che dal 1988 vengono studiati dall'etnomusicologa polacca Anna Grucszinska. "a parte la bellezza del suono, molto diverso come tonalità dai classici flauti di pan in canna, le antaras racchiudono misteri che hanno a che fare con la matematica" sostiene Orefici. Secondo i calcoli di Grucszinska, si può ipotizzare addirittura che i Nasca conoscessero una tavola molto simile a quella pitagorica. Questo perché il sistema di suonare questi strumenti presupponeva meccanismi complessi ed estremamente sofisticati. Ma la scoperta più clamorosa è la tomba dei tessuti. Per sigillare il luogo di Cahuachi, i Nasca non solo sacrificano agli dei 64 lama in un recinto; non solo depongono ceramiche votive e fili di capelli intrecciati; vengono sepolti anche tessuti e stoffe in grande quantità, con splendidi motivi decorativi diffusi in gran parte del Sud America. Continua Orefici: "Si tratta di arredi cerimoniali scoperti nel 1998. Erano custoditi e arrotolati in forma di spirale. Abbiamo cominciato a srotolarli con grande cautela. Purtroppo sono in pessime condizioni, ma abbiamo buone probabilità di salvarli dalla distruzione. Ci vuole tempo, ma la lettura attenta di tutti questi simboli porterà forse a nuove scoperte. L'idea sarebbe quella di presentare molti di questi tessuti a milano, in una grande mostra dedicata alla civiltà Nasca, prevista per il 2001". Il racconto di Orefici si avvia alla conclusione. Che cosa successe ai Nasca verso la fine della loro civiltà? Quali altri luoghi abitarono? Ci sono ancora 200 anni di storia dopo l'abbandono di Cahuachi e, fino a poco tempo fa, le ricerche svolte avevano localizzato in estaquerìa la località più importante abitata dai Nasca dopo il terremoto del 350 avanti Cristo. "Sembrava che Estaquerìa fosse il sito della decadenza, l'agglomerato urbano che segna la fase finale dei Nasca fino all'arrivo dei Wari. Un popolo che in pochi decenni scese dalla sierra e si impossessò della fascia meridionale dell'attuale Perù. Certamente Estaquerìa è l'ultimo centro cerimoniale conosciuto. Ma i primi studi effettuati sul posto ci dicono che è anche un luogo antichissimo. Ci sono templi di grande dimensione e aree piramidali a scaloni con piattaforme sovrapposte. È come se questa civiltà fosse andata a morire là dove era nata. Cominceremo a scavare a Estaquerìa il prossimo anno, sistematicamente" annuncia Orefici. Che ha un ultimo segreto da svelare. Lo anticipa solo a metà: esiste un terzo centro urbano, appena localizzato, forse il più grande di tutti quelli finora conosciuti. Non ha ancora un nome, è tenuto segreto. Almeno fino al 2002, quando la scoperta sarà annunciata a un convegno internazionale sulle civiltà precolombiane. "si tratta di una zona fuori dal mondo, estremamente difficile da raggiungere. Ci darà lavoro almeno fino al 2006". La storia di Nasca finisce nel museo, costruito con grande fatica da Orefici e inaugurato nel luglio del 1999. Ha la particolarità di conservare solo manufatti trovati in sito. Tra questi reperti ci sono le 580 mummie che lo scavo ha restituito. Le sta studiando l'antropologo fisico Andrea Drusini dell'Università di Padova. La mummia più antica è preistorica, ha 6.280 anni. E ancora tutti i capelli in testa perché l'aridità del suolo, la sabbia, la mancanza di umidità e l'acidità del terreno hanno provocato la mummificazione naturale del corpo. Il museo raccoglie poi le tombe ritrovate, con le varie tipologie. Quelle a pozzo con copertura di pali di legno allineati; altre con copertura di argilla in modo da chiudere perfettamente la camera. E in ultimo le più grandi: a due piani e con un pozzo all'interno di un piano di calpestio. Era qui che veniva deposto il morto. Ed era nell'area della necropoli che venivano eseguiti sacrifici, non solo di animali ma anche umani.
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Leggere per Conoscere il Perù
Rulli di tamburo per Rancas di Manuel Scorza (ed. Feltrinelli)

Nelle Ande Centrali, tra il 1950 e il 1962, si consumò una delle tante tragedie civili che la prepotente dinamica del capitalismo 'selvaggio'ha seminato tra le fragili comunità andine, sorrette da un'economica primitiva. Quella fu particolarmente odiosa e spietata, perfino in rapporto a quanto accade assai di frequente nel Centro e nel Sudamerica dove alla violenza, per così dire, biologica del latifondo e del monopolio si aggiunge quella del pregiudizio coloniale e razzistico, non arginata da garanzie che lo Stato per lo più subalterno e corrotto non è del resto in grado di assicurare. Riassumiamola in breve. A Rancas e nei villaggi circonvicini sperduti nella solitudine della cordillera i contadini vivono vita grama nei terreni comuni che sono loro assegnati, pascolando magre pecore e praticando le poche culture possibili a quelle altitudini. I confini di quelle terre comunitarie sono ben delimitati, non per questo la bramosia dei grandi proprietari terrieri adiacenti si astiene dal violarli o dal considerarli inesistenti. Pretesti per sanzioni arbitrarie non mancano, tanto più se ad amministrare la giustizia è lo stesso onnipotente latifondista in causa. D'altra parte un attacco ben più massiccio ai diritti dei comuneros viene da una compagnia mineraria americana, la Cerro de Pasco Corporation, che oltre a sfruttare i giacimenti della regione decide di impiantare una grande azienda agricola e recinge a questo fine un milione di ettari. L'avanzata mostruosa di quel recinto sulle terre le acque le strade della comunità, legittimata dallo stesso giudice esemplare, risveglia nei miti, intimiditi meticci spiriti di inutile protesta, di solitarie vendette, finché per istigazione di Héctor Chacòn non si produce una rivolta. La guardia civile peruviana vi mette fine sterminando i comuneros. Per quanto collettive, simili tragedie non hanno quasi mai testimoni degni di tale nome. Nel caso di Rancas il testimone ci fu, un testimone tutt'altro che disposto a rimanere tale senza far sua la lotta dei comuneros. Prima di essere l'autore di Rulli di tamburo per Rancas, Manuel Scorza fu infatti paladino così pugnace della loro causa da correre qualche pericolo e subire persecuzioni. I suoi avversari, e cioè il giudice Montenegro e il direttore della Cerro de Pasco Corporation, non gli hanno infatti perdonato questo libro e lo accusano minacciosamente di faziosità e di estremismo. Ma attenzione a pensare che Rulli di tamburo per Rancas non sia altro che un documento o un libello o comunque l'azione letteraria di un militante di sinistra: il linguaggio immaginifico, la capacità di invenzione e l'amara poesia che sprigiona dalla testimonianza nuda di Scorza rendono questo libro unico e appassionante.  Antonello Bacci



Alejandro e i pescatori di Tancay di Braulio Munoz (ed. Gorèe)

È don Morales a rivolgersi al protagonista, soltanto evocato, a partire dalla sua fuga per entrare nella lotta politica clandestina: così inizia il lento e amoroso recupero di una realtà perduta, attraverso il rapporto armonioso che si deve stabilire con il mare e la sua fauna. Uno dei principi fondamentali che regola questa simbiosi è il senso del limite, disposizione legata a una sapienza collettiva, maturata nel corso dei secoli, che avverte che le risorse non sono infinite. Una sapienza ambientale che va trasmessa a chi si avvicina per la prima volta al mondo della. Nelle pagine del romanzo emerge tutta la profondità del substrato indigeno, che affonda le sue radici nelle grandi culture del Nord del Perù. Su questo mondo, dopo la conquista incaica e la valanga dell invasione spagnola, si abbattono negli ultimi decenni i processi di modernizzazione selvaggia. Le fabbriche sorte senza nessun controllo, all insegna del profitto sfrenato e del delirio di onnipotenza, sconvolgono un equilibrio ecologico millenario. Con l acqua del mare, contaminano anche i rapporti fra gli uomini. Estrema manifestazione di un potere abusivo, che getta le premesse per una reazione disperata.  Antonello Bacci



Muyu Pacha di Josè Luis Ayala (ed. Gorèe)

Sul cuore di una pietra dormono gli anni la pioggia battente forma le strade un nido accoglie tutti gli uccelli un solo confine è una terra comune l'eco è l'anima della montagna il sale significa solitudine una sorgente è la vita stessa un bambino un'altra umanità da una fessura nasce il giorno in una poesia parla un uomo come il mare nella conchiglia La rinascita di una letteratura scritta nelle lingue indigene è sintomo di un rilevante cambiamento culturale nel panorama letterario dell America latina. All interno di questo fenomeno, il percorso di José Luis Ayala è emblematico. Considerato la voce più importante della poesia aymara del XX secolo, Ayala ha pubblicato le prime raccolte più di trent anni fa. La sua ricerca, profondamente legata almondo andino, si inserisce nel vasto ambito della sperimentazione, teso al recupero delle radici del mondo autoctono peruviano. Il libro raccoglie alcuni estratti della produzione poetica di Ayala dal 1972 al 1999. Il libro ha un introduzione del curatore Riccardo Badini.  Antonello Bacci



Runa Simi (ed. Stampa Alternativa)

Sotto la direzione e l ispirazione del poeta e scrittore Manuel Scorza furono pubblicate, alla fine degli anni ‘50, diverse raccolte di racconti e leggende espressione della cultura tradizionale dei popoli andini del Perù. Il volume presenta una scelta di racconti, alcuni dei quali appartengono al passato precolombiano, altri sono versioni di antichi miti e leggende popolari, ma tutti testimoniano dell armonia di una cultura capace di unire il cielo alla terra. Tra i racconti presentati: L amante del Condor (di José Maria Arguedas), L origine della pioggia , L amore di Quilaco e Curicoillur (di Miguel Cabello Valboa), L aquila funesta , Gli uccelli donna (di Fray Bernabé Cobo).



La Vampata di Manuel Scorza (ed. Feltrinelli)

Con questo volume Scorza conclude il ciclo andino iniziato con Rulli di tamburo per Rancas riannodando tutti i fili che hanno alimentato l affresco della lotta dei contadini peruviani per riconquistare le loro terre ai grandi proprietari terrieri. I protagonisti della leggendaria vicenda e l ambiente carico di tradizioni del Perú sono gli stessi delle opere precedenti, ma a questi si aggiunge la figura dell avvocato Ledesma, un personaggio storico, che dà il suo contributo alla rivoluzione contadina difendendo i diritti della popolazione più povera. Nel movimento corale di un intero popolo che si riscatta e si riappropria, con la terra, della sua eredità storica, Scorza fa rivivere la lotta dimenticata dei comuneros peruviani.  Antonello Bacci



Magia delle Ande di Gabriele Poli (ed. Edt)

Progettato in origine come un normale tour turistico in solitaria, il viaggio narrato in questo libro diventa, dopo poche pagine, un esperienza unica, con mete, visite e incontri del tutto anomali ed eccentrici rispetto a qualunque risaputo itinerario peruviano. Grazie all incontro fortuito con una giovane antropologa, l autore ha infatti accesso a luoghi, cerimonie, rituali normalmente preclusi, o addirittura proibiti, al viaggiatore straniero. Alle consuete ed esteriori impressioni da turista, si affiancano così esperienze vissute in prima persona che entrano nel cuore di una civiltà millenaria e nella tradizione più segreta del popolo quechua e della religione andina.  Antonello Bacci



La città perduta degli Inca di Hiram Bingham (ed. Newton Compton)

Luglio 1911. Uno spettacolo straordinario si presenta agli occhi della spedizione peruviana di Yale, guidata da Hiram Bingham: le rovine dell antica città inca di Machu Picchu. Dopo aver letto le cronache del xvi e del xvii secolo che parlavano di città inca sconosciute ai conquistadores spagnoli, dopo aver studiato le leggende locali, le vicende storiche e le caratteristiche fisiche della zona, Bingham riuscì faticosamente a giungere a Machu Picchu e a procedere così all opera di disboscamento, restauro e ricostruzione che ha reso l assetto del luogo come oggi possiamo vederlo. Le interpretazioni che Bingham formulò dopo il suo viaggio – alcune confermate, altre smentite dagli studi successivi – sono state riportate in questo libro, con una chiarezza e una capacità espositiva e narrativa tali da rendere il resoconto di una scoperta avvincente come un romanzo d avventura. Antonello Bacci
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