Africa Viaggi in Tanzania

Tanzania

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La Tanzania comincia in Kenya, lungo l’improbabile strada che ciondola fino al posto di frontiera di Namanga.  Una baracca, una divisa – passport please – un timbro, ed eccola qui la terra dei tuoi sogni di bambino.  Kilimangiaro.  Serengeti.  Ngorongoro.  Trenini di sillabe che si riaffacciano dai libri di scuola, vocali e consonanti che quando sei lì si trasformano in un ribollire di immagini che ti inchioda al tuo stupore.  Quello che invece non conoscevi ti aspetta a Sud: Ruaha, Selous, Rufiji, quei nomi non ti dicono niente ma lì c’è il mondo accatastato da Dio prima che l’uomo cercasse di metterlo in ordine, e tutto intorno un orizzonte affamato di terra. In molti sbarcarono sull’isola di Zanzibar prima di te, alcuni per commerciare, altri per saccheggiare, qualcuno per morire di nostalgia davanti a quel mare blu cobalto su cui osservi in controluce le vele bianche dei sambuchi.  La Tanzania finisce lì, dove il dolore dell’addio lascia spazio ai tuoi ricordi.
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VIAGGI E TOUR

TANZANIA
10 giorni / 9 notti
Safari Top Camps da € 7.280

Migration Luxury Safari

Le vaste pianure erbose che ricoprono la regione sud del Serengeti National Park si estendendono fino nel nord del Ngorongoro Conservation Area ed a sud-ovest nel Loliondo e Maswa Game Reserve. Quest'area vastissima di oltre 15mila km quadrati forma un ecosistema straordinario, in grado di offrire nutrimento a una grande popolazione di erbivori. Le pioggie seguono il corso delle stagioni e i prati si rigenerano di erba fresca, dando origine allo straordinario fenomeno della migrazione.
Il nostro viaggio segue un itinerario ideale che si insinua in questo ambiente naturale, animato dal desiderio di conoscere e scoprirne i suoi segreti. Si parte da Arusha per avere un primo approccio con la natura dell'Africa equatoriale, si scende poi al parco Nazionale del Tarangire per risalire verso il cratere del Ngorongoro per assistere al fenomeno meraviglioso dell'ecosistema naturale, racchiuso nella caldera di un enorme vulcano. Ed ecco, proseguendo verso ovest, aprirsi lo spazio sconfinato delle pianure del Serengeti.
Nel Serengeti i pernottamenti avvengono in campi differenti in funzione della migrazione pertanto durante la media stagione (da Gennaio a Maggio) il soggiorno è previsto al Pioneer Camp, mentre durante l'alta stagione (da Giugno a Dicembre) è previsto al Migration Camp; questo vi permetterà di godere al meglio di questo imperdibile spettacolo della natura.

Safari in Africa - Viaggi nella Natura - Lifestyle Hotel
TANZANIA
4 giorni / 3 notti
Soggiorno mare da € 585

L'Isola di Pemba

L'isola di Pemba si trova a circa 80 km a nord-est dell'isola di Zanzibar (Unguja), a circa 30 minuti di volo dall'aeroporto di Stone Town. Sebbene sia di dimensioni relativamente simili a quelle di Zanzibar, Pemba è molto meno sviluppata e rimane una destinazione lontana dal turismo di massa. Le strade dissestate conducono attraverso villaggi rurali, in cui le donne vestite nei tipici kangas chiari siedono e chiacchierano, mentre carri trainati da buoi sono carichi di frutta e l'aria è piena dell'odore di spezie.



Pemba è molto fertile e sembra sempre più verde e più arabile dell'isola di Zanzibar. Produce anche molte spezie e la sua economia è ancora molto più dipendente dall'agricoltura e molto meno dipendente dal turismo. Infatti il numero dei resort presenti sull'isola è piuttosto limitato, che grazie alle sue incantevoli spiagge con acque cristalline, consentono un soggiorno di tutto relax. La purezza del mare consente di avere un'ottima visibilità e i suoi fondali corallini rappresentano la meta ideale per chi ama fare immersioni e snorkelling.



DOVE SI TROVA: Pemba, con le sue spiagge deserte e la sua rigogliosa vegetazione, è una delle più belle isole della Tanzania.  Situata nella parte settentrionale dell'Arcipelago di Zanzibar, quest'isola offre al visitatore uno scorcio in quella Tanzania ancora non contaminata dal turismo di massa.

QUANDO ANDARE: Pemba gode di una buona stagione molto lunga per i soggiorni mare, con i mesi di luglio, agosto e settembre tra quelli ideali per via degli alisei di sud-est che predominano in questo periodo. Il periodo più caldo va da ottobre a marzo, durante il quale le temperature massime si attestano intorno ai 31/33 gradi centigradi e l'umidità è molto elevata, anche se le brezze continuano ad attenuare un po' il caldo. Aprile e Maggio sono i mesi più piovosi ed in questo periodo i resort chiudono i battenti per la pausa annuale. 
Paradisi Tropicali - Soggiorni Mare
TANZANIA
4 giorni / 3 notti
Soggiorno mare da € 210

Zanzibar

L'arcipelago di Zanzibar è composto da più di 50 isole, che vanno dai piccoli affioramenti alle 2 isole più grandi e popolate che sono  Zanzibar, più propriamente chiamata Unguja, e l'isola di Pemba. Le strette vie della città vecchia di Stone Town sono evidenze tangibili di tempi lontani, sogni antichi, memorie di pietra e ombra da cui lasciarsi docilmente affascinare. Le spiagge sono numerose e meravigliose, con sabbia bianca finissima, ombreggiate da palme. Il mare è poco profondo ed è un richiamo nel quale avventurarsi oltre le scintillanti acque turchesi e trovare barriere coralline per lo snorkeling e le immersioni. Zanzibar è un isola lussureggiante e fertile dove ovunque l'aria è soffusa e pervasa dall'aroma di frutta e spezie, con un'atmosfera inebriante ed esotica.



DOVE SI TROVA: L'arcipelago è situato nell'Oceano Indiano, di fronte alla costa orientale della Tanzania, pochi gradi a sud dell'equatore. È costituito da due isole principali, Unguja (o semplicemente "Isola di Zanzibar") a sud, e Pemba a nord, e da oltre quaranta isole minori, tutte considerevolmente più piccole, la maggior parte delle quali sono disabitate

QUANDO ANDARE: Zanzibar gode di una buona stagione molto lunga per i soggiorni mare, con i mesi di luglio, agosto e settembre tra quelli ideali per via degli alisei di sud-est che predominano in questo periodo. Il periodo più caldo va da ottobre a marzo, durante il quale le temperature massime si attestano intorno ai 31/33 gradi centigradi e l'umidità è molto elevata, anche se le brezze continuano ad attenuare un po' il caldo. Aprile e Maggio sono i mesi più piovosi ed in questo periodo i resort chiudono i battenti per la pausa annuale. 
Paradisi Tropicali - Soggiorni Mare
TANZANIA
8 giorni / 7 notti
Trekking Alpinistico da € 1.560

Mt. Kilimanjaro Trekking

Ogni anno migliaia di persone, o meglio, trekker, si preparano per compiere il loro ambizioso progetto di scalare il monte Kilimanjaro, la montagna più alta del continente Africano, ed una tra le 7 vette del pianeta più ambite dagli scalatori di tutto il mondo.  I suoi fianchi possenti e la vetta scintillante di ghiaccio, le viste dalle sconfinate savane della regione, fanno pensare più a un sogno piuttosto che alla vera possibilità di raggiungerne la cima.  Nonostante a suo favore giochino parecchi elementi come il clima mite, la possibilità di accedervi lungo percorsi agevoli che non richiedono alcuna esperienza alpinistica, la facile reperibilità di portatori e guide, un gran numero dei viaggiatori che si imbattono in questa avventura non riescono a raggiungere la Uhruru Peack, alta 5895 metri.  Le vie più conosciute per raggiungere la vetta sono la Marangu Route, più veloce e ripida che si avvicina da sud-est e la Machame Route, più lenta e tranquilla che si avvicina da sud-ovest.  I nostri trekking sul Kilimanjaro prevedono la salita seguendo queste due vie.  Qui di seguito proponiamo l'itinerario della via Machame, soprannominata la "via del Whiskey" probabilmente per i suoi paesaggi inebrianti; è quella che noi preferiamo, vista la maggiore possibilità di acclimatamento all'alta quota, e al tipo di trekking con campi tendati, sempre molto allettante per chi ama l'escursionismo più selvaggio.  Il viaggio ha una durata di 7 notti con partenza da Arusha e viene organizzato con assistenza di qualificate e certificate guide locali; tutti i pernottamenti previsti sono in campi tendati, appositamente attrezzati dai nostri portatori.  Particolare attenzione viene prestata al monitoraggio del mal di montagna (Acute Mountain Sickness AMS) da parte dei viaggiatori, che rappresenta l'insidia più rischiosa sia per la riuscita della scalata, che per l'incolumità stessa del viaggiatore.

PER INFORMAZIONI UTILI PER IL TREKKING 
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Montagne e Trekking

ALLOGGI E HOTEL

INFORMAZIONI E NOTIZIE UTILI

VISTO E FORMALITA' DI INGRESSO

PASSAPORTO: necessario, con validità residua di 6 mesi al momento dell'ingresso nel Paese.  Per le eventuali modifiche a tale norma, si consiglia di informarsi preventivamente presso l'Ambasciata o il Consolato del Paese presente in Italia o presso il proprio Agente di viaggio.

VISTO D'INGRESSO: necessario, da richiedere prima della partenza presso l'Ambasciata di Tanzania a Roma o presso il Consolato di Tanzania a Milano.  Il modulo di richiesta può essere scaricato qui; l’importo relativo deve essere pagato direttamente on-line.   Coloro che, per un qualsiasi motivo non potessero richiedere il visto in Italia, possono ottenerlo anche all'arrivo nel Paese presso i tre aeroporti internazionali tanzani (Dar es Salaam, Kilimanjaro e Zanzibar).  Si richiama l'attenzione sul divieto assoluto di effettuare qualsiasi attività lavorativa se muniti di solo visto turistico; sono frequenti i casi di arresto e di richieste di denaro nei confronti di connazionali sorpresi dalla polizia in possesso di visti che non consentono lo svolgimento di attività lavorative o commerciali, anche volontarie.

Per le informazioni più aggiornate su passaporto, visti, formalità doganali e informazioni valutarie cliccate qui. Sarete reindirizzati alla pagina della Farnesina Viaggiare Sicuri, che viene costantemente revisionata e offre informazioni aggiornate in tempo reale.

FUSO ORARIO

La differenza di fuso orario è di 2 ore in più rispetto all'italia, 1 sola ora in più quando è in vigore l'ora legale.

MONETA

La valuta locale è lo Scellino tanzaniano (TZS). Per una quotazione aggiornata del cambio EURO-TZS cliccate qui.  L'euro e il dollaro statunitense sono valute di uso comune; le carte di credito non sono ancora accettate ovunque e spesso, per pagamenti in carta, può essere addebitato una tassa che oscilla tra il 5 e il 10%.

Per i voli internazionali in partenza da Zanzibar è prevista una tassa di uscita di USD 38, da pagare obbligatoriamente in dollari. È anche prevista una tassa di 3-5 USD per i voli interni.  In genere, al termine del safari è uso lasciare una mancia alla propria guida (in genere, 5-10 USD al giorno, cifra che può variare in funzione della qualità del servizio offerto).  In tutte le altre occasioni, una piccola mancia è senza dubbio gradita, anche se non obbligatoria.

 

TELEFONIA

Il prefisso internazionale della Tanzania é 00255.  Per chiamare l'Italia dalla Tanzania digitare il prefisso 0039.  Alcune zone interne della Tanzania non sono coperte da rete cellulare, tuttavia le guide, durante i safari organizzati, dovrebbero essere provviste di ricetrasmittenti e telefoni satellitari.  Considerato che i costi della telefonia mobile e le chiamate dai telefoni satellitari dalla Tanzania all'Italia sono molto elevati, si consiglia di acquistare, nelle principali città, delle carte telefoniche prepagate e telefonare dalle cabine pubbliche.  E' consentita l'importazione temporanea di telefono cellulare; Rete GSM 900/1800; Ci sono accordi di roaming con compagnie straniere.  La rete cellulare è molto diffusa, anche se alcune zone all'interno del Paese non sono ancora coperte.


CLIMA

La Tanzania gode di un piacevole clima tropicale, con temperature mediamente comprese tra i 18° C e i 32° C; va detto che lungo la costa e a Zanzibar solitamente le temperature sono più alte, mentre nelle zone degli altipiani e di montagna (Ngorongoro e Kilimajaro), le temperature tendono ad essere più basse.  Non esiste un vero e proprio 'periodo migliore' per andare in Tanzania.  In generale, i mesi da maggio ad ottobre, che corrispondono alla stagione secca, sono ideali per i parchi del Sud (Ruaha, Selous) e Sud-Ovest (Gombe, Mahale), ma offrono anche fantastiche opportunità per vedere gli animali nei parchi del Nord (Serengeti, Tarangire, Ngorongoro, Lake Manyara), in quanto la siccità fa sì che gli animali si concentrino in prossimità delle pozze d'acqua.  Nei mesi di giugno e luglio è tra l'altro possibile osservare la migrazione degli gnu nel Serengeti.  La stagione delle piogge, compresa approssimativamente tra novembre e aprile, è il momento ideale per osservare il Serengeti in tutto il suo splendore e offre le migliori opportunità di bird-watching; anche se in questi mesi le temperature sono più elevate rispetto alla stagione secca, rimangono perfettamente accettabili nell'interno nel paese (mentre sono meno sopportabili sulla costa).  I mesi più piovosi in assoluto sono marzo e aprile, quando gli acquazzoni sono particolarmente frequenti.  La stagione secca è anche il periodo migliore per il trekking sui monti Kilimanjaro e Meru, e lungo la costa le temperature sono assolutamente ottimali.

IGIENE, SALUTE E VACCINAZIONI

Strutture sanitarie:  Il livello del sistema sanitario locale è carente per quanto riguarda il personale, le attrezzature mediche e la disponibilità di farmaci specifici.  La situazione sanitaria, all’interno del Paese, è particolarmente grave. Le trasfusioni di sangue non sono sicure.  Nel Paese sono presenti anche centri clinici con personale medico europeo.

Malattie presenti:  Le malattie tropicali sono diffuse sia nella parte continentale che nelle isole della Tanzania.  Il pericolo di malaria è praticamente ovunque, con una bassa incidenza nell'arcipelago di Zanzibar.  La febbre dengue e la dengue emorragica, causate dalla puntura di zanzare infette, sono endemiche  anche nell’isola di Zanzibar.  Si consiglia di adottare opportuni accorgimenti contro le punture di insetti, indicati nelle “Info Sanitarie – Misure preventive contro malattie trasmesse da puntura di zanzara”, e di consultare il proprio medico o la ASL al riguardo, anche nel caso di sintomi febbrili dopo alcuni giorni dal rientro di un viaggio nel Paese.  Sono presenti altre malattie quali: colera, tifo, paratifo, epatiti virali A, B, C, tetano, difterite, pertosse, morbillo, bilarzia (si consiglia di non effettuare balneazione nei laghi o fiumi).  Si consiglia inoltre la vaccinazione antirabbica per chi deve svolgere attività a contatto con animali, cani, pipistrelli ed altri mammiferi, per lavoro, come veterinari, ricercatori o per diporto, come campeggiatori e turisti ciclisti.  L’AIDS è molto diffuso ed è la seconda causa di morte dopo la malaria.   La stima dei sieropositivi arriva al 12% della popolazione.

La febbre dengue e la dengue emorragica sono endemiche – anche nell isola di Zanzibar - causate dalla puntura di zanzare infette.  Si consiglia di adottare misure di cautela contro le punture di insetti indicate nelle Info Sanitarie – Misure preventive contro malattie trasmesse da puntura di zanzara sulla home page di questo sito e di consultare il proprio medico o la ASL al riguardo, anche nel caso di sintomi febbrili dopo alcuni giorni dal rientro di un viaggio nel Paese.

Vaccinazioni obbligatorie: La vaccinazione contro la febbre gialla è obbligatoria per i viaggiatori superiori ad un anno di età provenienti da Paesi dove tale malattia è endemica (Kenya, Etiopia, ecc.), anche nel caso di solo transito aeroportuale, se questo è superiore alle 12 ore ed in ogni caso se si lascia l'aeroporto di scalo.

Prima di intraprendere il viaggio sarebbe assolutamente opportuno stipulare una assicurazione sanitaria che preveda, oltre la copertura delle spese mediche, anche un eventuale rimpatrio aereo in Italia o trasferimento sanitario d emergenza in altro Paese.  Un'eventuale evacuazione sanitaria d'urgenza è possibile solo in aereo da Dar es Salaam, da Arusha (Aeroporto Internazionale) o Zanzibar per l'Europa, per il Kenya o per il Sud Africa.  Si ricorda che, per incidenti che dovessero verificarsi all'interno del Paese, i rischi sono elevati, date le difficoltà di comunicazione e di trasporto.  Si consiglia di:

  • acquistare bevande in contenitori sigillati;

  • trattare l'acqua per uso alimentare (bollitura per oltre venti minuti, filtrazione e decantazione);

  • evitare verdura e frutti di mare se non cotti;

  • bere acqua e bibite in bottiglia senza aggiunta di ghiaccio;

  • consultare immediatamente un medico e richiedere le analisi ai primi sintomi di malessere (vomito, febbre, diarrea).


Le persone che intendono recarsi ad alta quota sul Kilimanjaro, a causa del notevole impegno fisico richiesto dal lungo itinerario, dovrebbero effettuare l'escursione solo previo parere di un medico; si ricorda che sul Kilimanjaro non c'è possibilità di utilizzare bombole d'ossigeno e manca un pronto soccorso attrezzato.  Si ricorda, infine, che per quanto riguarda l'escursionismo subacqueo, a Dar es Salaam non sono disponibili camere iperbariche.

LINGUA, POPOLAZIONE E RELIGIONI

La lingua nazionale è il KiSwahili, ma l'inglese è diffusamente parlato e scritto anche in tutti gli atti ufficiali.  La religione maggioritaria è il cristianesimo, con l'eccezione di Zanzibar, in cui la religione maggioritaria è l'Islam.  Presenti anche alcune minoranze induiste.

PATENTE

E' necessaria la patente internazionale ( modello Convenzione di Vienna 1968).

STRADE, DISTANZE E PERCORSI

Se decidete di guidare in Tanzania dovrete essere in possesso di una patente internazionale (modello Convenzione di Vienna) ed essere protetti da assicurazione per la responsabilità civile (naturalmente l'assicurazione italiana non è valida, ma bisogna stipulare assicurazioni locali).  Naturalmente non è un paese dove è consigliabile guidare da soli, in quanto non ci sono autostrade e la segnalatica non sempre è presente.

ABBIGLIAMENTO

Durante i game drive (safari) raccomandiamo un abbigliamento comodo; pantaloni (possibilmente di cotone o lino), t-shirt (i colori mimetici sono consigliati), un cappello ed occhiali per proteggersi dal sole e un binocolo.  Spesso alcune uscite per avvistare gli animali vengono fatte nelle prime ore del mattino o in serata e, a seconda della stagione, le temperature potrebbero essere più basse rispetto al resto della giornata.  Una giacca o una felpa (leggera) possono tornare molto utili.  Anche le scarpe devono essere comode, comunque meglio se chiuse (scarpe da trekking).  Un k-way è un must per ogni viaggiatore (in generale); estremamente ridotto nelle dimensioni, occupa pochissimo spazio, ma può essere molto utile.

 Non dimenticate repellenti contro gli insetti.  Se vi recate al mare, l'abbigliamento informale e comodo e,assolutamente, creme solari ad alto fattore protettivo.  Pinne, maschera e boccalgio poi sono d'obbligo!!!!

SICUREZZA

Non si segnalano al momento particolari criticità in relazione all’ordine pubblico.  La situazione politica interna è stabile, ma possono verificarsi manifestazioni di protesta: si consiglia di esercitare cautela e di tenersi lontani da manifestazioni e da ogni tipo di assembramento.  Il paese è relativamente sicuro ma nelle aree urbane (Dar es Salaam, Arusha) sono frequenti episodi di criminalità comune, in particolar modo nei luoghi pubblici solitamente frequentati da stranieri, come stazioni degli autobus, alberghi, ristoranti, discoteche, cinema e centri commerciali. Sono comuni i sequestri lampo anche di giorno.  Si consiglia di non accettare mai passaggi da sconosciuti e di spostarsi solo con tassì affidabili, sopra di sera e di notte.  Anche di giorno si consiglia di non portare addosso oggetti di valore (gioielli, anelli, telefonini).  Rischi ambientali e calamita' naturali: Durante la stagione delle piogge (marzo-maggio e novembre-dicembre) sono frequenti gli allagamenti e le inondazioni, con interruzione di strade e crollo di infrastrutture.  Gli spostamenti possono essere difficili e a volte pericolosi nelle città e in campagna

Aree di particolare cautela:  L’arcipelago di Zanzibar, formato dall’isola principale di Unguja (dove si trova la città storica di Stonetown e dove si concentrano quasi tutti i resort turistici) e dall’isola di Pemba (poco frequentata dal turismo) è interessato da una storica contrapposizione tra il partito al governo (CCM, Partito della rivoluzione) e l’opposizione.  La situazione è al momento tranquilla, ma si raccomanda comunque di esercitare la massima prudenza in caso di manifestazioni politiche.  A Dar Es Salaam, le zone più frequentate dagli stranieri e conseguentemente più prese di mira da scippatori, borseggiatori e piccoli ma  pericolosi criminali, sono quelle di Masaki, Msasani Peninsula e Oysterbay.


CIBO E BEVANDE

L'ugali è un piatto tipico; si tratta di un alimento preparato a base di farina di mais e/o manioca, accompagnato da salse a base di carne, pesce, verdure.  Il riso anche è un alimento sempre presente e i "matoke" (banane fritte).  Ci sono poi gli spiedini di carne (mishikaki) o il "nyama choma" (carne speziata).  Anche il pesce, specialmente lungo la costa, viene servito cucinato alla griglia, con latte di cocco, in umido e con utilizzo di diverse spezie.

ACQUISTI

In Tanzania si possono acquistare interessanti oggetti di artigianato, sia in legno che tessuti, dipinti ed anche gioielli.  Anche alcuni tessuti sono piuttosto belli ed originali, come ad esempio, il "kanga", la veste tradizionale indossata dalle donne.  A Zanzibar poi si trovano cassapanche di ottima fattura e non si possono dimenticare le spezie che, fin dal passato, hanno reso quest'isola famosa per i suoi commerci.

INFORMATIVA OBBLIGATORIA

Comunicazione obbligatoria ai sensi dell'art. 17 legge 38/2006: "La Legge italiana punisce con la pena della reclusione i reati inerenti alla prostituzione ed alla pornografia minorile, anche se gli stessi sono commessi all'estero."

ALBUM FOTO

BLOG, RACCONTI E ARTICOLI

Dalle Coste dell'Oceano al Lago Tanganyika
Una grande avventura che ricalca gli storici itinerari dei grandi esploratori che nell 800 sbarcarono nell'Africa Meridionale, pronti per contribuire alla mappatura di quelle regioni che fino a quel momento erano rimaste inesplorate. Queste proposte di viaggio iniziano dalla costa dell Oceano Indiano e attraversano i grandi parchi del sud della Tanzania fino a raggiungere il Lago Tanganyika, scoperto da Richard Burton e John Speke nel 1858 mentre erano alla ricerca delle sorgenti del Nilo. La preparazione dell'itinerario per un viaggio che comprenda questi o solo alcuni dei parchi presentati in questa pagina è su richiesta.



RUAHA NATIONAL PARK

Ruaha, il secondo più grande parco della Tanzania, si trova nella parte meridionale del paese. Questa terra assetata, caratterizzata da corsi d acqua sabbiosi, baobab millenari e boschi fitti, è arida anche da gennaio a maggio quando la pioggia porta una profusione di fiori e verde. Eppure è innegabilmente suggestivo, con una voglia quasi irresistibile di tornare ancora e ancora. Il cuore del parco è il Great Ruaha River, che scorre giù dalle zone umide di Usangu e percorre 160 chilometri fino a snodarsi lungo il bordo sud-orientale del parco. Cosparso di massi e costellato di ippopotami, i suoi argini di sabbia sono spesso raffigurati con un coccodrillo mentre prende il sole o un elefante a bordo dell'acqua. Durante la stagione secca, le poche pozze rimaste nel letto del fiume sono come una calamita per una quantità impressionante di animali selvatici. Nel Ruaha c è la più grande popolazione di elefanti del paese e una quantità considerevole di bufali, zebre, giraffe, numerose specie di antilopi. I leoni e le iene sono abbondanti e generalmente sono facilmente avvistabili. Il periodo migliore per visitare il Parco va da Giugno a Novembre.



KATAVI NATIONAL PARK

Katavi, lo spirito cacciatore a cui è stato dedicato il terzo parco più grande della Tanzania, sembra proteggere bene il suo territorio. Le pianure alluvionali di Katavi pullulano di mandrie di bufali e l enorme concentrazione di ippopotami riempie i letti dei fiumi, le antilopi vagano per i boschi come gli elefanti nella savana … sorprendentemente c'è solo un filo di visitatori. La maggior parte delle attività nel parco si svolge sulle vaste pianure fuori dal fiume Katuma, soprattutto vicino ai laghi stagionali di Chada e Katavi. La stagione ideale è normalmente da Luglio a Ottobre, quando la pianura è secca e un gran numero di animali si dirige verso le poche pozze rimaste. Trovare resti di diverse centinaia di ippopotami che lottano fra loro per il poco spazio nei laghi è semplicissimo. Oltre a questo ci sono anche 1000 mandrie di bufali; la probabilità di vedere leoni in azione contro zebre e giraffe è ottima. Quando il periodo delle piogge breve inizierà, a Novembre, la fauna selvatica comincia a disperdersi. Tuttavia c'è ancora una grande varietà di animali che resta sulle pianure, come gli elefanti che si contano a centinaia. La savana, interrotta solo da un isolato appezzamento di palme, alberi di tamarindo e fichi, è sempre adatta per il birdwatching. Durante la stagione delle grandi piogge, gran parte del parco è inaccessibile e i campi sono chiusi. Il Parco di Katavi non è una destinazione per tutti, soprattutto se si raggiunge via terra : può sembrare una spedizione. E adatto a chi possiede un reale spirito di adattamento: animali nei campi sono un evento frequente, come zanzare e altri insetti. La rete stradale assomiglia, per la maggior parte, a tracce indistinguibili. Le dimensioni enormi del parco, la natura libera e l alta concentrazioni di fauna selvatica lo rendono comunque una delle mete più ambite per il safari, oggi.  Il periodo migliore per visitare questo Parco va da Luglio ad Ottobre.



LAKE TANGANYIKA

Questa lunga e profonda lingua blu che abbraccia le pareti lussureggianti è lo zaffiro brillante nella corona occidentale della Tanzania. E un posto quasi magico, specialmente se lo raggiungete via terra : montagne verdi che si tuffano nell acqua trasparente del lago che ospita oltre 500 specie di pesci, il secondo lago più profondo al mondo e con una delle biodiversità più ricche. Lo sfondo delle montagne del Congo in lontananza arricchiscono il tramonto ogni sera. Una volta al buio centinaia di lanterne si accendono in mare aperto : sono i pescatori locali al lavoro che attirano nelle loro reti branchi di piccoli pesci dagaa. Ancora di salvezza per i numerosi villaggi isolati del Lago Tanganyika è la storica MV Liemba, traghetto passeggeri e merci che costeggia la riva orientale del lago ed opera tra i porti di Kigoma (Tanzania) e Mpulungu (Zambia) con numerose fermate per far salire e scendere i passeggeri, tra cui Ujiji dove Stanley, inviato dal quotidiano New York Herald per cercare Livingstone, pronunciò nel 1871 la frase ormai celebre "Dr . Livingstone, I presume? ". La stagione secca è da Maggio a Settembre ma è un posto piacevole anche durante le piccole pioggie di Ottobre e Novembre.

MAHALE MOUNTAINS NATIONAL PARK

Oltre agli scimpanzé, una delle principali caratteristiche, questo parco è visitato anche per le acque cristalline del lago e le montagne verdissime. Si può tranquillamente dire che Mahale è una delle più belle aeree protette della Tanzania e contende al Parco Nazionale di Gombe (nel nord della Tanzania) il primato del continente africano per gli incontri ravvicinati con i nostri cugini primati. Con un area di 1613 chilometri quadrati, inizialmente Mahale è stato dichiarato Parco Nazionale per proteggere la sua popolazione di primati, che è attualmente stimata intorno ai 1000 esemplari. Eppure, a differenza di Gombe dove gli scimpanzé sono quasi l unica attrattiva, qui le esperienze più emozionanti hanno a che fare con il meraviglioso scenario del lago: oltre agli avvistamenti, è possibile nuotare, effettuare delle crociere o semplicemente rilassarsi sulla spiaggia ammirando il paesaggio. Come anche a Gombe, gli scimpanzé sono stati soggetti di ricerca per oltre 4 decenni e circa 70 individui si sono talmente abituati alla comunità Mimikere che sono la più grande attrattiva turistica. Tuttavia la topografia del parco, molto grande e ricco di pendii e montagne, rende difficile l avvistamento dei famosi primati e bisogna essere preparati al fango e alle punture di insetti. Inoltre non è consentito avvicinarsi oltre 10 metri dagli scimpanzé e il contatto è limitato ad un ora. Questa regione può essere visitata durante tutto l anno, la stagione secca è da Maggio a Settembre ed è un periodo perfetto per le tracce degli scimpanzé. E un posto piacevole anche durante le piccole piogge di Ottobre e Novembre.


LEGGI
Kilimanjaro Trekking
L'ascensione al Kilimanjaro è come un viaggio tra i climi del pianeta, che inizia ai tropici e si conclude nell'artico. Raggiungere la cima è il sogno di ogni escursionista, nonostante non sia un'impresa così impossibile molti non riescono a raggiungere la vetta. In questo articolo, vogliamo fornire tutte le informazioni utili per affrontare la scalata nel modo migliore e raggiungere così il punto più alto, Uhuru Point situato a 5.895 metri. Salire sul tetto dell'Africa è una sfida per le gambe e per la mente, da fare almeno una volta nella vita.

Preparazione fisica

E fondamentale essere fisicamente preparati alla sfida del Kili. Un appropriato allenamento alla montagna e al trakking in altezza è determinante per la conquista della vetta. Preparazione mentale

Se hai una buona forma fisica, non è necessaria un'esperienza di arrampicata per salire sul vertice incontrastato dell'Africa. Il consiglio è quello di essere sempre in uno stato d'animo positivo, ma non troppo presuntuoso, cercare di anticipare i diversi scenari che si possono incontrare sulla montagna e cercare di elaborare mentalmente il percorso di azione più idoneo sia se sei da solo o parte di un gruppo. La tua resistenza mentale, ti aiuterà ad affrontare le sezioni più difficili. Essere adeguatamente attrezzati e mentalmente preparati è la chiave per arrivare in cima. Il Kili può essere affrontato in qualsiasi periodo dell'anno, anche se è possibile incontrare le piogge più in aprile, maggio e novembre che in altri mesi.

Cosa fare in montagna

Vai lentamente. Questo è molto importante durante i primi giorni di arrampicata, quindi segui il consiglio della tua guida sulla giusta velocità di salita e anche se ti senti bene, rallentare e goditi il paesaggio.

Bere acqua è fondamentale

Bere almeno 3 - 4 litri di liquidi al giorno - preferibilmente acqua. L'acqua corrente in montagna si può bere dal giorno 2 in poi. Se non siete abituati all'acqua dolce nella natura, evitare qualsiasi inconveniente usando le compresse per la depurazione dell'acqua. Ricorda che un equilibrio idrico del corpo è una delle chiavi per una salita di successo.

Bagaglio

Sarete in montagna per 5 o 6 giorni almeno. Bisogna quindi portarsi dietro vestiti a sufficienza, soprattutto calzettoni. A causa delle imprevedibili precipitazioni e dei numerosi torrenti, è consigliabile impacchettare ogni capo in sacchetti impermeabili Capi di abbigliamento: Scarpe da trekking/da ginnastica (non è necessario camminare con anfibi o scarponi sin dall inizio, calzature più tecniche e più pesanti possono essere necessarie solo nell ultima parte). Molto importante, un bastone da camminata o una racchetta da sci. Una delle componenti fondamentali dell abbigliamento è rappresentata dalla giacca a vento: deve tener caldo, resistere a temperature di –25°C, proteggere dal vento e lasciare allo stesso tempo traspirare. Cerca di evitare abiti o biancheria intima stretti: rallentano la circolazione e impediscono i movimenti. Un passamontagna è fondamentale, perché protegge il viso e la testa dal freddo, dal vento, dal sole e dalla neve. Altri capi quali calzoncini, magliette, maglioni sono necessari, soprattutto quando ci si muove ad altitudini poco elevate, dove le temperature diurne sono alte. Un errore comune agli appassionati di trekking in montagna è quello di indossare tutto ciò che hanno a disposizione partendo dal cotone sulla pelle: il cotone assorbe l umidità alla perfezione e l umidità intrappolata a contatto con la pelle porta all abbassamento della temperatura corporea che può trasformarsi in ipotermia. E invece importante usare abbigliamento intimo termico che permetta all umidità di allontanarsi dal corpo e di evaporare all esterno. Lo strato intermedio deve tenere caldo e garantire l isolamento dall esterno, mentre quello più esterno dev essere antivento, antipioggia e traspirante. Prodotti come il Goretex, il Vertex, o l Entex hanno queste caratteristiche.

Mal di montagna

La mancanza di abitudine all altitudine può provocare il mal di montagna. Può essere molto pericoloso se i primi sintomi vengono ignorati e non si affronta la situazione tempestivamente. Circa il 70% dei viaggiatori che tentano la salita dei Kili avvertono a vari livelli il mal di montagna

Malaria

Le aree al di sopra dei 1800 m ne sono immuni. Al di sotto di tale altitudine si consiglia la profilassi. E opportuno consultare il proprio medico in proposito, dal momento che la sensibilità ai farmaci che si utilizzano per la profilassi cambia da persona a persona. Il Lariam è il farmaco più diffuso, ma va preso con attenzione: ne sono noti gli effetti collaterali (che non si presentano in tutti i soggetti che ne fanno uso): tali effetti possono abbassare la resistenza e ridurre la performance. Attualmente è disponibile in Italia un nuovo farmaco, il Malarone, i cui effetti collaterali sono decisamente inferiori a quelli del Lariam. Le donne che utilizzano anticoncezionali devono consultare il proprio medico prima di intraprendere il trattamento antimalarico
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Dipingere l'Africa: lo stile tingatinga
Colori brillanti e piatti, disegni semplici, materiali poveri: queste sono in linea generale gli aspetti che caratterizzano le opere accomunate, dal momento della nascita dello stile negli anni '60 fino a oggi, sotto il nome di stile tingatinga.
Questo genere pittorico, visivamente accattivante e vicino per temi alle correnti europee naïf e surrealiste, fece facilmente presa sui viaggiatori occidentali, che comprarono fin da subito ben volentieri le opere degli artisti locali. Eppure quest'arte  da turisti , tanto obbligata sul piano della forma a rispondere a certi criteri di commerciabilità, ha saputo anche evolversi al passo con la società tanzaniana, della quale ha saputo interpretare le trasformazioni. L'eredità del fondatore Edward Said Tingatinga (da cui lo stile evidentemente prende nome) fu raccolta da una scuola che continuò a seguirne la poetica, e grazie sicuramente anche al successo commerciale dello stile, quest'arte dalle umili origini è finita con l'essere, oggi, senz'altro l'espressione artistica più rappresentativa della Tanzania.
Si diceva delle umili origini di quest'arte, e infatti quando negli anni Sessanta cominciò a dipingere, Edward Said Tingatinga era un uomo con un'istruzione elementare che lavorava come domestico per un funzionario britannico nell'area di Dar es Salaam: la sua vocazione artistica, che cercò in un primo momento sfogo in campo musicale, trovò il suo mezzo espressivo in materiali poveri e in uno stile semplice. Nei suoi primi lavori trovarono posto animali rappresentati con forme stilizzate e fantastiche, dipinti su materiali di scarto, pezzi di legno o masonite, con vernice per biciclette. L'uso degli accesi colori degli smalti per telai, dettato dalle necessità, divenne poi caratteristico dello stile tingatinga: gli smalti non diluiti donavano alle opere una caratteristica lucidità e la densità dei colori aggiungeva una dimensione plastica alle campiture a causa della sovrapposizione dei vari strati di vernice.

Il successo commerciale dello stile tingatinga ne ha esteso la popolarità in altri paesi africani: sia in Tanzania che nei paesi limitrofi, molte opere vengono vendute come  tingatinga  sfruttando la fama della scuola. Ovviamente solo una parte minoritaria di queste è effettivamente l'opera di artisti appartenenti alla scuola originale. La necessità di creare opere appetibili per i turisti ha contribuito a caratterizzare in maniera ben definita l'arte tingatinga: opere di piccole dimensioni, facilmente trasportabili in aereo, recanti immagini che rimandano all'Africa così come percepita nell'immaginario europeo (gli animali selvaggi sono i soggetti più rappresentati), o anche decorazioni su oggetti di arredamento apprezzati come souvenir.
Rimane aperto a discussioni se l'arte tingatinga sia uno stile totalmente originale oppure legato ad precedenti tradizioni artistiche, e, nel caso, quali queste siano. Affinità sono probabilmente da ricercare nell'arte della costa orientale dell'Africa, dove si può ritrovare quel bisogno caratteristico dell'arte tingatinga di riempire totalmente lo spazio a disposizione dell'artista, in questo caso con le fantasie tipiche della cultura Swahili. Le speculazioni sul fatto che prima di cominciare con i lavori  portatili  su basonite Tingatinga avesse eseguito dei dipinti su parete, collegherebbero inoltre la sua arte alle tradizionali pitture murarie delle tribù Makua e Makonde, da cui il pittore stesso discenderebbe.
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Tanzania, Secondo Movimento.  Quando eravamo re
Per l ultima sera mi siedo sul tetto del mondo. Le gambe a penzolare, lo sguardo che vaga tra il rosso intenso che mi circonda e la caldera, laggiù, solo apparentemente immota. Ho la sensazione che l universo intero stia tramontando. La logica mi dice che questa non può essere la cima del mondo, che sono solo a 2500 metri di altezza, che la caldera ha un ampiezza di appena 20 km. La logica, appunto. Ma sedersi quassù, a penzolare, sul cratere del Ngorongoro non ha nulla di logico. Il cielo, senza preavviso, precipita in un attimo dentro un rosso irreale, la caldera si illumina di mille colori e la vita, al suo interno, si sveglia e si addormenta, interrompe la caccia e un altra ne inizia, ruggisce, respira, corre, cammina, sosta. Si riposa, si affanna, sbadiglia, barrisce, ulula, cinguetta, urla, implora silenzio. Milioni di anni ci sono voluti, milioni di anni perché nel vulcano dormiente si sviluppasse la vita e non ne uscisse più. Solo le aquile, che volteggiano nella loro personalissima tela rossa, sembra possano uscirne e poi, di nuovo, precipitare al suo interno. Mi porto nel cuore tutto quello che ho visto durante il giorno, laggiù, al riparo del mio esoscheletro di ruote e motore. Con Nunzia, Bruno, Nuhu, Emily, a vagare, saltare, sostare. Gli occhi e i sensi allertati, a guardare, fiutare, sentire. Non può esserci altro mondo che questo mi sono ripetuto per tutto il giorno. L altezza mozzafiato delle giraffe, l arancio nero del manto, lo sguardo infinitamente dolce, le ciglia lunghe di un cartone animato. La mole imperiosa degli elefanti, la tenerezza dei cuccioli, seminascosti tra le zampe protettive degli adulti. L eleganza strafottente dei ghepardi, la riservatezza timida e feroce dei leopardi, la goffa trasandatezza delle jene, la solitudine degli sciacalli. La radiosa bruttezza degli avvoltoi, appollaiati a gruppi di tre, come arpie mitologiche. L inconsapevolezza beata delle famiglie di facoceri, la sfrontata immobilità dei leoni, la goffa timidezza degli struzzi, le praterie sconfinate, gli acquitrini, le acque dolci del Magadi, il volo lussurioso dei fenicotteri. Il canto profondo degli ippopotami, la riservatezza nascosta dei rinoceronti. L interminabile viaggio degli gnu e delle zebre, compagni di vita e di paura. L attesa crudele dei coccodrilli, la corsa saltellante delle gazzelle, lo sguardo sperduto dei Dik dik. Le gambe a penzolare, l ultima lingua di fuoco nel cielo, una fiammata, poi il buio. La tela diventa nera, lo sguardo coglie l ultimo silenzioso volo di un aquila in un residuo di luce, poi il nulla. Una frazione di secondo e appaiono le stelle, tutte, non una dopo l altra, ma insieme, fragorose e lucenti, come i musicisti di un orchestra quando si spalanca il sipario. In questa giostra di stelle, le immagini dell Africa continuano a rincorrersi nella mia mente. Vedo un coppia di ragazzini Masai, nei loro costumi iniziatici, il volto dipinto, il sorriso fiero e ammiccante. Ne ho visto uno, steso ai bordi della strada, teneva un bastone nella mano destra e un cellulare nella sinistra. Le gambe a penzolare, i Masai lungo il cammino, i loro villaggi, 50 euro per vederli danzare e visitare le loro capanne, di fango e sterco e paglia. Poi sempre loro, liberi di pascolare tra i leoni, perché sono loro, i leoni, ad aver paura dei Masai. Ne sentono l odore, l odore spaventoso di quando questo era ancora un popolo di cacciatori, e il leone, il re, non dimentica. Nunzia mi poggia una mano sulla spalla, non vieni a mangiare? mi dice, e io, sazio, penso, ancora? Poi mi alzo e vado a mangiare coi denti. Marco Graffi Continua - 2/3
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Tanzania, Terzo Movimento.  Di elefanti, baobab e altre cose per cui vale la pena vivere
Inesorabilmente sta volgendo al termine questa giornata nel Parco del Tarangire, tra poco salterò giù da questa Jeep e sarà per l ultima volta, domani, quando riprenderemo posto al suo interno sarà per recarci all aeroporto. L Africa sta per svanire dentro i miei occhi, al solo pensiero una fitta dolorosa mi prende allo stomaco, d istinto serro le dita intorno ai montanti del tettuccio sollevabile (Fungoa, lo chiamano da queste parti), quasi volessi lasciarvi la mia impronta, e mi sollevo più in alto che posso. Voglio riempirmi i polmoni, gli occhi, il cuore di questi ultimi momenti, di queste immagini, dei colori, dei profumi, della polvere che mi graffia il volto. Il Tarangire è un paradiso di vegetazione ed elefanti, a volte qualche giraffa, qualche antilope, l ormai familiare traffico di zebre e gnu, ma soprattutto, ovunque, elefanti e baobab. Giganti a confronto. Elefanti e baobab, a perdita d occhio. Solitari o in gruppo, i primi, sempre solitari gli altri, conficcati a testa in giù, con le loro radici al vento. I baobab mi fanno pensare a un urlo di dolore che si sprigiona dal centro della terra. Gli elefanti se ne nutrono, succhiando linfa dalla corteccia durante la stagione secca. I tronchi di questi giganteschi alberi recano il segno del passaggio dei pachidermi, ferite grandi come caverne, dove in passato i bracconieri trovavano rifugio per tendere agguati proprio agli elefanti. Ora, mi dice Nuhu, la vita per i bracconieri si è fatta un po  più dura, grazie anche al blocco del mercato dell avorio. Voglio crederci, voglio sperare che questi maestosi animali non debbano più temere l uomo a causa delle loro magnifiche zanne. Emily imbocca una stradina tra le acacie e mi indica un punto scuro tra la vegetazione, stanotte dormiremo lì. Per raggiungerlo attraversiamo senza difficoltà il letto di un fiume in secca, il Tarangire, dal quale l intero parco prende il nome. Ora sembra una grande strada sterrata, ma durante la stagione delle piogge, quando è impossibile guadarlo con la Jeep, per giungere fino al River Camp, ultima meta del nostro viaggio, ci si carica i bagagli sulle spalle e si attraversa un lungo ponte di legno e corde che possiamo ammirare sospeso sopra le nostre teste. Il River Camp è un posto di una bellezza struggente, le poche tende (una decina al massimo) sono disposte a cerchio intorno al punto di ristoro (hoteli in lingua swahili, chiamarlo ristorante non rende giustizia alla suggestione del posto), interamente costruito intorno a un tronco di baobab. Ad accoglierci troviamo una montagna d ebano sorridente e dalla voce profonda e intensa. Potrebbe interpretare il ruolo dell eroe buono in un libro di Stephen King. Ci offre da bere e ci mette a conoscenza di alcune cose che proprio non dobbiamo dimenticare. Ci indica la nostra tenda e il piccolo patio sul davanti, protetto da una staccionata di legno, se vogliamo muoverci da lì, ci dice, dobbiamo chiamare il Masai. Non è salutare andarsene a spasso per il Tarangire River Camp senza guida, gli animali potrebbero essere in agguato ovunque, qui siamo nelle loro terra. Tutto questo aggiunge un fremito in più al nostro viaggio, alla nostra ultima notte. La sera, per la prima volta da quando ci conosciamo, ceniamo insieme, nelle altre occasioni Nuhu e Emily erano andati a mangiare in qualche villaggio vicino, qui non ci sono villaggi. Per la prima volta, lontani dalla Jeep e da qualcosa di universale che ti attanaglia quando sei tra gli animali, possiamo parlare di noi, delle nostre piccole vite private. Emily ha due figli e una moglie dai quali non vede l ora di tornare, domani, dopo aver lasciato noi in aeroporto, tornerà a casa e dormirà per tre settimane, ci dice ridendo, prima di riprendere il lavoro. Anche Nuhu, tornerà a casa, ma non sa quando riprenderà il lavoro - quando lo richiameranno, dice - e non ha una moglie e neanche una ragazza, è molto giovane ancora. Però spera di sposarsi presto, gli piacerebbe avere una moglie e dei figli, un paio non di più, anche in Africa, aggiunge, stiamo imparando a fare pochi figli. Mi confessa che gli piacerebbe venire in Italia, che non è mai uscito dal suo villaggio, che non riesce a farsi un idea come possa essere Roma. Io provo a sostituire le automobili agli gnu e alle zebre, e magari dire Roma è così, ma rinuncio. Come posso descrivergli una città? Lo invito a venire a Roma, come ne avrà l occasione, preoccupati solo del biglietto aereo, aggiunge Nunzia, del resto non ti preoccupare, ti ospitiamo noi, ne saremo felici. Siamo sinceri, così come sincero è il suo sorriso di riconoscenza, ma tutti sappiamo che probabilmente quella sarà l ultima sera che passeremo insieme. Mentre facciamo colazione, la mattina del giorno dopo, un piccolo gruppo di gnu e zebre attraversa il letto del fiume sotto di noi. Non riesco neanche a immaginare la meraviglia di questo posto durante la stagione delle piogge. Salutiamo la montagna d ebano complimentandoci con lui, questo è un paradiso, diciamo, lui ride felice, poi chiama il Masai per farci accompagnare alla casa. Un ultima frase è per Bruno, gli dice che lui ha un amico italiano che si chiama così, Bruno. Un sacerdote, un missionario. Per raggiungere la strada dell aeroporto, attraversiamo di nuovo il parco, per l ultima volta Emily frena la sua Jeep e ci indica dove guardare: alla nostra sinistra è comparso l elefante più grosso che io abbia mai visto. E  un maschio nero gigantesco, se gli elefanti raggiungono al massimo 6 tonnellate di peso, penso, questo le pesa tutte. Ci guarda per un po , quindi decide che lo abbiamo stancato e muove minacciosamente verso di noi, Emily avvia in tutta fretta la Jeep e riparte, non è il caso di aspettare la sua carica. Per molto tempo questa sarà l ultima immagine che mi porterò dietro dell Africa, finché con il trascorrere dei mesi non tornerà tutto a galla, come un relitto pieno di tesori che fluttuando torna lentamente alla superficie.  Marco Graffi Fine - 3/3
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Tanzania, Primo Movimento.  La terra sotto i miei piedi
Quando finalmente ci liberiamo dall abbraccio spumoso delle nuvole, mi rendo conto che l aereo è sceso di quota più di quanto mi fossi aspettato. La montagna intorno alla quale stiamo girando è spruzzata di neve, particolarmente imbiancata sulla vetta tondeggiante. Sembra il disegno di un bambino. Lo spettacolo dura pochi minuti, il tempo di rendermi conto della terra sconfinata che ci aspetta laggiù e siamo di nuovo nel grigio inconsistente dell atmosfera. Stavolta non sono nubi, è nebbia. L aereo continua a scendere rapidamente di quota, sento il clangore dei carrelli che fuoriescono, immagino che da qualche parte debba esserci una pista (almeno lo spero!), ma non riesco a individuarla. Poi, improvvisamente, l aereo tocca terra, si rialza e tocca di nuovo, sento i motori che invertono la marcia, i freni che raschiano l aria come un enorme gesso su una lavagna di foschia, e, infine, il lento degradare della velocità e la sosta. Dico a Nunzia e a Bruno di raccattare le loro cose e ci avviamo verso l uscita. Sulla scaletta ci sorprende un freddo pungente e inaspettato, nel tentativo vano di ripararmi dal freddo, tiro su il bavero del giubbotto jeans.  Secondo voi hanno dirottato l aereo? , chiedo loro, poi finalmente poso per la prima volta nella mia vita i piedi in terra d Africa, alle pendici del Kilimangiaro. All interno dell aeroporto ci attende la nostra guida, Nuhu, un ragazzo giovane, alto e magro, dal sorriso contagioso, con lui c è Emily, l autista. L uomo che per una settimana ci guiderà a bordo del suo Defender in un sogno di terre e animali. Arusha è a un ora di macchina, lì passeremo la prima notte del nostro viaggio. Una sosta di riposo, prima di avventurarci con l entusiasmo e l inconsapevolezza dei neofiti nelle emozioni del nostro primo Safari. Giunti ad Arusha, mi chiedo semplicemente dove sia, dov è la città? So che è il capoluogo di questa regione della Tanzania, che ha circa 150.000 abitanti, ma per me è una città inesistente, invisibile. Nuhu col sorriso al quale già mi sono abituato, e che già so mi mancherà il giorno che ci saluteremo, mi fa un segno ampio con le braccia, come a dire Arusha è qui, intorno a te, ovunque. Provo a scrollarmi di dosso l idea che ho di città. Sono un occidentale, mi dico, non ho mai messo i piedi fuori dell Europa, se non per recarmi negli Stati Uniti, potenziando nei miei occhi l immagine familiare e consolidata del mio continente. Qui sono altrove, mi dico, in un altro mondo. Devo imparare a guardare diversamente, devo imparare a vedere. Lentamente inizio a mettere a fuoco il caos: vedo gli uomini, le donne, i bambini, i banchi di frutta, gli animali, (mucche e capre, neanche un antipasto di quello che vedremo tra qualche ora). Vedo i bus, carichi fino all inverosimile, di uomini, donne, bambini, animali. E ancora, a perdita, d occhio, uomini, donne, bambini, animali. Questa è Arusha, ovunque, una città di persone e animali… niente case. Due cose mi colpiscono. La prima è un uomo seduto sulle proprie gambe (ne vedremo tanti nei prossimi giorni) che vende due frutti, due di numero, non so che frutti siano, forse Nuhu me lo sta dicendo, ma io sono affascinato dalla calma di quell uomo, dalla sua attesa. Chissà quanto tempo resterà seduto sulle sue gambe prima di riuscire a vendere quei due soli preziosi frutti? Probabilmente tutto quel che ha. La seconda cosa che mi colpisce è l uccisione di una capra: c è un capanello di uomini e la capra legata con una corda, sono in mezzo alla strada, o forse quello è un marciapiede, difficile dirlo. Un ragazzo si avvicina alla capra, le solleva il collo e la sgozza. Tutto è durato pochi secondi, guardo Nunzia e Bruno, loro non si sono accorti di niente, chissà a cosa stanno pensando, chissà cosa c è nei loro cuori, il viaggio, in fondo, non è neanche iniziato.  Marco Graffi Continua - 1/3
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Un posto nel mondo
Quando mi chiedono com'è la Tanzania, ci metto sempre un po'a rispondere. Incapace di racchiuderla in un'unica parola, mi sono sempre rifugiato nell'enumerazione degli animali, nelle infinite variazioni di albe e tramonti, attese e avvistamenti, rumori sconosciuti nelle notti stellate. E aggiungo sempre: appena posso ci torno. Ma quello lo dico più per me che per i miei interlocutori. Dal punto di vista logistico, sono due gli itinerari possibili in Tanzania. Il primo copre i parchi del nord: Serengeti, Ngorongoro, Tarangire, Manyara... Entrando nel Serengeti la prima cosa che ti viene in mente è: qui l'estraneo sono io. E ringrazi il cielo che sia così e speri che ancora sia così a lungo. La seconda cosa che capisci è: per sopravvivere qui bisogna essere grandi, forti e veloci. E non distrarsi mai. L'uomo, qui, non avrebbe scampo. L'agguato sonnolento dei leoni nell'erba bruciata della savana, la cruenta immobilità dei coccodrilli, l'insospettabile irascibilità degli ippopotami non permettono errori... E se pensate che gli elefanti siano lenti (io ho smesso di farlo), vuol dire che nessun pachiderma ha mai galoppato verso la vostra jeep per reclamare il proprio diritto di proprietà su un albero... Di Ngorongoro, un immenso cratere spento, posso dire solo che nessun documentario potrà mai rendere conto della struggente bellezza del posto, dei miracoli rosa di migliaia di fenicotteri e della nostalgia che accompagna le ombre della sera. Volendo, potrebbe già bastare per tutta una vita di ricordi. Il secondo itinerario porta a sud, ai parchi del Ruaha e del Selous, passando per Dodoma, la nuova capitale della Tanzania: il nulla all'incrocio di due strade. Per dire: gli edifici governativi costruiti a Dodoma sono sempre deserti, perché i parlamentari si rifiutano di spostarsi qui da Dar es Salaam. Ancora pochi chilometri e lo scenario cambia completamente. Al Ruaha National Park, i bungalow si affacciano sull'omonimo fiume. Ricordo che aspettavamo la cena guardando branchi di elefanti pascolare sulla sponda opposta, mentre l'oscurità cominciava ad avvolgere il parco. Non mi sembra di aver avuto nostalgia della televisione. Il Rufiji River Camp, nel cuore del Selous Game Reserve, si affaccia sull'omonimo corso d'acqua che attraversa il parco, popolato da colonie di ippopotami che, placidamente inattivi di giorno, trascorrono la notte brucando l'erba e intonando una ninna nanna di grugniti da far accapponare la pelle. Il Selous è il mondo prima della creazione, un caos primordiale di acqua e cielo che lascia senza fiato, brulicante di coccodrilli e ippopotami, elefanti, giraffe, antilopi e uccelli di ogni razza e specie... E poi sono tornato a casa. Un giorno, rincasando dal lavoro, ho intravisto qualcosa muoversi furtivamente dietro una recinzione. L'illusione è durata pochi secondi, il tempo di vedere un cane randagio sbucare stancamente da un cespuglio, ma l'emozione è stata ugualmente fortissima. E allora ho provato a immaginare l'attimo in cui, chissà quando, nel cuore di un uomo, forse un viaggiatore, si affacciò qualcosa di talmente inguaribile da richiedere la sutura di un nome nuovo, l'istante in cui si fu costretti a coniare il nome mal d'Africa. Antonello Bacci
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Quando mi chiedono com'è la Tanzania ...
... ci metto sempre un po'a rispondere. Incapace di racchiuderla in un'unica parola, mi sono sempre rifugiato nell'enumerazione degli animali, nelle infinite variazioni di albe e tramonti, attese e avvistamenti, rumori sconosciuti nelle notti stellate. Dal punto di vista logistico, sono due gli itinerari possibili in Tanzania. Il primo copre i parchi del nord: Serengeti, Ngorongoro, Tarangire, Manyara… Entrando nel Serengeti la prima cosa che ti viene in mente è: qui l'estraneo sono io. E ringrazi il cielo che sia così e speri che ancora sia così a lungo. La seconda cosa che capisci è: per sopravvivere qui bisogna essere grandi, forti e veloci. E non distrarsi mai. L'uomo, qui, non avrebbe scampo. L'agguato sonnolento dei leoni nell'erba bruciata della savana, la cruenta immobilità dei coccodrilli, l'insospettabile irascibilità degli ippopotami non permettono errori… Di Ngorongoro, un immenso cratere spento, posso dire solo che nessun documentario potrà mai rendere conto della struggente bellezza del posto, dei miracoli rosa di migliaia di fenicotteri e della nostalgia che accompagna le ombre della sera. Volendo, potrebbe già bastare per tutta una vita di ricordi. Il secondo itinerario porta a sud, al parco del Selous; il Rufiji River Camp si affaccia sull'omonimo corso d'acqua che attraversa il parco, popolato da colonie di ippopotami che, placidamente inattivi di giorno, trascorrono la notte brucando l'erba e intonando una ninna nanna di grugniti da far accapponare la pelle. Il Selous è il mondo prima della creazione, un caos primordiale di acqua e cielo che lascia senza fiato, brulicante di coccodrilli e ippopotami, elefanti, giraffe, antilopi e uccelli di ogni razza e specie… E poi sono tornato a casa. Un giorno, rincasando dal lavoro, ho intravisto qualcosa muoversi furtivamente dietro una recinzione. L'illusione è durata pochi secondi, il tempo di vedere un cane randagio sbucare stancamente da un cespuglio, ma l'emozione è stata ugualmente fortissima. E allora ho provato a immaginare l'attimo in cui, chissà quando, nel cuore di un uomo, forse un viaggiatore, si affacciò qualcosa di talmente inguaribile da richiedere la sutura di un nome nuovo, l'istante in cui si fu costretti a coniare il nome mal d'Africa.
Antonello Bacci
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Olduvai George
La gola di Olduvai è un sito in Tanzania che ha la prima prova dell'esistenza di antenati umani. I paleoantropologi hanno trovato centinaia di ossa fossili e utensili in pietra nella zona risalente a milioni di anni, portandoli a concludere che gli esseri umani si sono evoluti in Africa. Olduvai è una scrittura errata di Oldupai, parola Maasai per una pianta di sisal selvatica che cresce nella zona. La gola si trova nella Grande Rift Valley, tra il Cratere di Ngorongoro e il Parco Nazionale del Serengeti. Si trova a 30 miglia da Laetoli, un'altra area ricca di fossili. La gola di Olduvai si è formata circa 30.000 anni fa ed il risultato di attività geologiche aggressive e flussi. La gola è lungo circa 48 chilometri (48,2 km) e profondo 295 metri (89,9 metri), non abbastanza grande per essere classificato come un canyon. Un fiume taglia attraverso diversi strati per formare quattro letti singoli, con i più antichi stimati a circa 2 milioni di anni. A Laetoli, a ovest del Crater Ngorongoro, le impronte ominide sono conservate in roccia vulcanica 3,6 milioni di anni e rappresentano alcuni dei primi segni dell'umanità nel mondo. Sono stati trovati Australopithecus afarensis, una creatura alta da 1,2 a 1,4 metri. Le impronte di queste sono visualizzate nel museo Oldupai. I discendenti più avanzati degli omini di Laetoli furono trovati più a nord, sepolti negli strati della gola di Oldupai, profonda 100 metri. Gli scavi, soprattutto dagli archeologi Louis e Mary Leakey, hanno prodotto quattro diversi tipi di omino, mostrando un aumento graduale della dimensione del cervello e della complessità dei loro strumenti di pietra. Il primo cranio di Zinjanthropus, comunemente noto come 'Nutcracker Man', che ha vissuto circa 1,75 milioni di anni fa, è stato trovato qui. La ricerca più importante comprende Home habilis, Zinjathropus e le impronte di Laetoli.
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