Madagascar in Cinque Movimenti. Di Antonello Bacci
Primo movimento - Nel paese dell'assenza apparente
Abbiamo girato intorno a questo viaggio per anni, discussioni di sì e di no, perché l'Africa senza leoni ed elefanti, che Africa è?, finché spinti dai racconti entusiastici di alcuni amici non abbiamo deciso di metterci in cammino. Ed è solo lì abbiamo capito. Abbiamo capito che quello che credevamo essere un'assenza in realtà era altro, qualcosa che richiedeva uno sguardo più acuto, penetrante, in grado di andare oltre l'evidenza apparente. Una capacità di lasciare il cuore libero di battere ritmi ignoti, di gioire per le piccole cose. Uno spogliarsi delle aspettative per accogliere la realtà di quei luoghi in ogni sua forma. E allora abbiamo smesso di cercare quello che non c'era e iniziato a guardare quello che c'era, e quello che c'era ci ha regalato sensazioni che ancora adesso non smettono di emozionarci.
Secondo movimento – Maestoso
E poi eccoli lì, i baobab. Imperturbabili lungo la strada, la pelle bruciata dal sole. Raccolti in piccoli gruppi, i rami intrecciati dietro la schiena. Molti in fila indiana, vittime di un incantesimo durante la lunga transumanza verso il mare. A volte spaiati, lo sguardo smarrito, piantati lì alla come capita nel bel mezzo del nulla, senza uno straccio di spiegazione. Alcuni si abbracciano, altri hanno scelto un'esistenza più pudica ma mai sdegnosa. Da migliaia di anni vegliano sugli uomini e sulle terre, e se la salute li assisterà continueranno a farlo per molto tempo ancora. Al di là del bene e del male, immobili, maestosi.
Terzo movimento – Molto, molto mosso
Le buche, in Madagascar, sono di due tipi: quelle con la strada intorno e quelle senza. Le prime però sono molto più frequenti, e non è esagerazione dire che tutta la rete stradale malgascia rientra nella prima categoria. Spostarsi in Madagascar è una continua onomatopea di sussulti, sbandamenti, imprecazioni trattenute a stento, preghiere di quantomanca e colpi sordi ai finestrini: cicatrici di una terra bellissima da avercela sotto i piedi ma decisamente meno se devi poggiarci le ruote.
Quarto movimento – Felicitas per aquam
Il mare. Difficile spiegare come sia finito lì, a fare da controcanto liquido a questa terra aspra. Forse un atto di misericordia, o forse un momento di distrazione, chissà. Trovarlo, non è neanche così facile. Non si annuncia spavaldo di brezza e salsedine, e spesso si nasconde silenzioso dietro dune di sabbia bianchissima. Un gigante turchese che culla le barche dei pescatori e specchia la luna, che quando lo guardi te ne cola una goccia dagli occhi. Una goccia di felicità.
Quinto movimento - Finale
Molto, molto altro si vorrebbe dire del Madagascar. Enumerare però è atto da contabili, che mal si addice al viaggiatore. E allora, che sia una musica a raccontarlo. Un tempo largo, che accolga ogni sfumatura di questa terra. Una sinfonia degli addii, mentre la nebbia inghiotte le risaie, le pietre dell'Isalo si infiammano di un ultimo tramonto, voci e volti sfumano nell'ennesima notte stellata. Un volo di succiacapre, un lemure che si accoccola tra le fronde. Poi, il silenzio. Non imponibile IVA ai sensi dell' art. 9 DPR 633/1972
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Emessa ai sensi dell' art. 9 comma 8 Decreto Legislativo del 2
Settembre 1997 nø 314