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La maledizione della Brookesia

Il camaleonte è uno dei pochi protagonisti animali delmondo immaginario e rituale dei malgasci. E non a caso. La bizzarria delle forme e degli adattamenti, l'unicità dei comportamenti e l'estrema varietà di specie presenti sull'isola giustificano pienamente il fenomeno. Due sono i generi e 42 le specie, tutte endemiche: il più grande del mondo, il Chamaeleo oustaleti, lungo 68,5 cm, e il più piccolo, la Brookesia minima, di appena 3,2 cm vivono proprio qui, in Madagascar. Un'indagine etnozoologica condotta tra le diciotto trib+ malgasce ha documentato per il camaleonte oltre sessanta diversi nomi dialettali, settantasei proverbi, quattro leggende, quattro credenze popolari e otto jijy (poemi improvvisati). Dal più ovvio "brutto come un camaleonte" della tribù Tsimihety al meno sprezzante "il camaleonte si muove sulla roccia: fiero ma non bello", si passa a credenze e superstizioni che attribuiscono all'animale la capacità di portare sfortuna e addirittura la morte. I camaleonti del genere Brookesia sono i più temuti. Per i Mendiavato l'incontro con un camaleonte equivale al classico gatto nero dei superstiziosi nostrani. I Sakalava li chiamano Tsiny, geni della foresta. Mai calpestare una Brookesia, se ne ricaverà sicuramente una sciagura. "Meglio pestare i piedi a una divinità che a una Brookesia", dicono nel nord. Lo stregone Retrama del viallaggio Ampotetse era famoso per usare la paura e la repulsione dei malgasci nei confronti dei camaleonti per curare disordini mentali e turbe psichiche. Dopo un lungo cerimoniale fatto di frasi rituali e abluzioni, al malato veniva improvvisamente avvicinato un grosso rettile con l'effetto di una vera e propria "shock-terapia". È proprio il caso di ringraziare leggende e superstizioni, grazie alle quali nessun malgascio farà mai del male a una Brookesia...
Marco Lambertini