Le 'donne giraffa' dei Kayan Lahwi
Sono pochi, solo sette migliaia, eppure la tribù dei Kayan Lahwi, anche conosciuti come Padaung, non manca di suscitare interesse e curiosità, specie agli occhi degli occidentali, a causa di una particolare tradizione: il cosiddetto allungamento del collo. Questa tribù appartenente al gruppo Kayan, a sua volta un sottogruppo dei Red Karen, una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana, è infatti nota per un peculiare accorgimento estetico adottato dalle loro donne, ovvero indossare numerosi anelli attorno al collo - in realtà una spirale d ottone - che causano una deformazione fisica che risulta, visivamente, in un collo straordinariamente lungo. Questa caratteristica ha conferito loro vari soprannomi, da donne giraffa a donne cigno , ma sorprenderà forse sapere che in realtà non è il collo ad allungarsi, bensì le spalle a scendere e le clavicole a deformarsi a causa del peso degli anelli che viene progressivamente aumentato nel corso della vita della donna.
Le origini di questa tradizione sono aperte a discussione, con teorie anche totalmente antitetiche, come quella per la quale gli anelli sarebbero dovuti servire a rendere le donne meno attraenti e quindi a ridurre il rischio che venissero rapite come schiave, e quella per la quale invece gli anelli servirebbero a rendere le donne più attraenti, esagerando un tratto femminile come il collo sottile. Altre teorie identificano lo scopo degli anelli nella protezione dai morsi degli animali selvatici (protezione che potrebbe nel caso essere da intendersi tra il letterale e il figurato) o nella volontà di evocare una rassomiglianza con il drago, creatura importante nell immaginario della tribù.
Le donne che ancora oggi scelgono di continuare ad usare la spirale di ottone lo fanno per preservare l'identità culturale, considerando che comunque nel corso dei secoli gli anelli sono entrati a far parte dell ideale estetico della tribù. Solitamente le bambine cominciano ad indossare la spirale di anelli intorno ai cinque anni e con il passare del tempo essa viene poi sostituita con altre più lunghe e pesanti. L'adozione degli anelli sarebbe volontaria e non imposta, e a giudicare dal trend attuale sembra che questa tradizione sia destinata se non a scomparire certo a ridimensionarsi, con sempre più donne che scelgono di non far indossare la spirale alle bambine e di rimuovere la propria.
Questo avviene per varie ragioni: per farsi un idea della situazione va per prima cosa ricordato che purtroppo sul finire degli anni '80 il regime militare birmano e queste minoranze sono entrati in conflitto, ragion per cui molte tribù Kayan hanno abbandonato la Birmania e si sono rifugiate in Thailandia, dove nell'area di confine sono stati istituiti dei campi profughi per dar loro asilo. Tra le tribù rifugiate, c'erano anche i Kayan Lahwi che a causa della peculiarità del loro stile hanno attirato sempre più turisti, spingendo il governo thailandese alla creazione di villaggi turistici - sempre nella zona di confine - una tappa frequente per chi viaggia in Thailandia e vuole dare un'occhiata da vicino alle donne di questa tribù, portando così nell'area un flusso monetario i cui benefici però non sempre ricadono sulle tribù. Così oggi per quanto riguarda le comunità rimaste in Myanmar, è il governo stesso a scoraggiare l'usanza degli anelli, in un ottica di modernizzazione del paese, mentre in Thailandia, togliere gli anelli ha spesso la connotazione di un rifiuto dello sfruttamento a scopo economico della tribù Kayan Lahwi e delle consequenziali restrizioni alla libertà delle persone.
Rimane infatti controversa la posizione del governo thailandese nei confronti di queste minoranze, che vivono in una zona di confine senza cittadinanza e senza i diritti ad essa correlati. È stato speculato che proprio a causa dei guadagni che i Kayan attirano, il governo abbia loro impedito di spostarsi in altri paesi che avrebbero voluto accoglierli. Nel 2008 qualcosa si è mosso e alcuni Kayan sono volati in Nuova Zelanda mentre altri si sono incamminati nello stesso percorso legislativo.