img_element_13059_dai-monti-del-drakensberg-sulle-tracce-dei-big-five

Drakensberg. Sulle spettacolari "Montagne dei draghi" al confine tra il Natal e il Lesotho

Coste e savane assolate, foreste di pini e protee in fiore.  Leoni e balene, rinoceronti e pinguini.  Paese di splendore e contrasti, il Sudafrica include anche un'ampia scelta di montagne. Le più alte sono i Drakensberg, che segnano il confine tra il Natal e lo stato indipendente del Lesotho,  Devono il loro nome ai primi trekker boeri, che li hanno battezzati Drakensberg, "Le montagne dei draghi".  Gli Zulu li chiamavano, e li chiamano ancora, Quathlamba, "La barriera di lance".  Qui, anche l'appassionato di montagne esigente e più esperto si sente a casa. Con le sue pareti e le sue vette isolate, la catena più alta e spettacolare del Sudafrica raggiunge i 3400 metri di altezza e offre a chi la visita una straordinaria successione di pareti rocciose, profondi valloni scavati dai torrenti e dai fiumi, grotte utilizzate per secoli come riparo dalle tribù di cacciatori della zona e decorate con interessanti dipinti dagli artisti del passato.  Sui sentieri, le sorprese sono ovunque numerose.  Salendo verso l'altopiano che ospita le sorgenti del Tugela, il grande fiume degli Zulu, l'apparizione di un gipeto è uno straordinario benvenuto nel massiccio: molti altri avvoltoi si lasceranno avvistare più avanti.  In alto, sui pascoli, è facile incontrare i rheebok, delle piccole ed eleganti antilopi, impegnati a pascolare sui prati. Anche i babbuini sono comuni sui Drakensberg.  Disturbata dai nostri passi, sul sentiero verso le scale metalliche del Mont-aux-Sources, una tribù di queste scimmie sceglie come via di fuga un diedro almeno di quarto grado.  Dai bassopiani del Natal e del Qwazulu, i Drakensberg sembrano sbarrare l'orizzonte.  Qui, in vista delle rocce bizzarre della catena, si sono succeduti per oltre settant'anni gli scontri e le battaglie più cruenti della storia del Sudafrica. 



Nel febbraio 1838, una colonna di coloni boeri provenienti dal Capo alla fine del loro "Grande Trek", fu massacrata dagli Zulu del re Dingane a Weneen.  Dieci mesi dopo, i coloni si presero la rivincita sul fiume Nkome, da allora ribattezzato Blood River.  Nel 1879, un esercito Zulu di 25.000 uomini attaccò di sorpresa il campo dell'esercito britannico a Isandlwana, massacrando tutti i difensori e infliggendo agli eserciti della regina Vittoria una delle più pesanti sconfitte mai subìte dai bianchi colonialisti in Africa.  Più tardi, nelle due guerre anglo-boere, furono le due "tribù" bianche del Sudafrica a combattersi tra le assolate colline della terra degli Zulu.  Le montagne, però, sono sempre rimaste un luogo di pace, oltre che il confine tra due mondi ben diversi tra loro.  Estesa su 200 chilometri e più, la catena è in realtà l'orlo con cui l'altopiano del Lesotho - un mondo di rocce, alti pascoli e boschi - che si affaccia sulla pianura del Natal, sulle lontane spiagge intorno a Durban e sulle savane di Umfolozi, di Hluhluwe e di Mkuzi, popolate da rinoceronti, gnu, giraffe e zebre. Sui fianchi delle montagne, le nuvole dell'Oceano Indiano si trasformano in pioggia.  Grandi pareti di arenaria, pinnacoli bizzarri, canyon formano un paesaggio straordinario.  Sull'altopiano, gli elicrisi ricordano Kilimanjaro e Kenya.  A valle, ripari e grotte di roccia conservano antilopi, elefanti e guerrieri dipinti dai San, le tribù della montagna spinte verso l'estinzione dall'arrivo delle nuove etnie nere e bianche. Alcune vette dei Drakensberg (tra queste il Mont-aux-Sources da cui nascono il Tugela, l'Elands River e il Khubedu) sono semplicemente l'orlo dell'ondulato altopiano del Lesotho.  Altre invece (tra queste il Sentinel Peak 3165 metri, il Cathedral Peak 3004 metri, lo Champagne Castle 3377 metri) sono torri staccate e imponenti.  Non mancano le guglie e i monoliti come il Devil's Tooth, The Sentinel e The Bell: formate da friabile arenaria, queste cime non sono però particolarmente attraenti per gli alpinisti. Numerose invece le mete per chi cammina.  Nel Royal Natal National Park (la zona più a nord) si raggiungono le gole del Tugela e le pareti dell'Anfiteatro. 



Dal vicino homeland del Qwa Qwa si raggiunge l'altopiano del Mont-aux-Sources. Il Cathedral Peak Hotel e il Cathkin Park Hotel sono base per le salite al Cathedral Peak e allo Champagne Castle, le vette più belle tra quelle accessibili senza difficoltà.  Nella Giant's Castle Nature Reserve, più a sud, vi sono le più belle pitture San in grotte e ripari naturali.  Nelle valli, una serie di comodi (e in qualche caso lussuosi) alberghi ospita fin dall'inizio del secolo visitatori provenienti da Johannesburg, Durban e dal resto del paese.  Molte sono le possibilità anche per l'appassionato di trekking.  Tra gli itinerari migliori, suggeriamo il Two Passes Hike, sempre in vista del Cathedral Peak, e il meno impegnativo Two Huts Trail ai piedi del Giant's Castle.  Entrambi richiedono 3-4 giorni.  Altre possibiltà esistono un po' ovunque nella catena e in particolare tra il Royal Natal National Park e il Mont-aux-Sources.  [...] P



er gentile concessione di Stefano Ardito, articolo incluso nel volume "Trekking in Africa. Guida ai migliori itinerari", Vercelli, White Star, 1996, pp. 160-162