Il Parco Nazionale di Manu in Perù è il tempio della biodiversità
È nella parte meridionale del Perù, tra le regioni di Cusco e Madre de Dios, che si trova il Parco Nazionale del Manu, bene naturale protetto dall UNESCO. Il parco, con un estensione di 17162,95 km², ospita un gran numero di specie animali e vegetali, alcune delle quali a rischio estinzione, e a causa di questa sua straordinaria biodiversità esso è stato dichiarato dall UNESCO prima, nel 1977, Riserva della Biosfera e poi, nel 1980, Patrimonio dell Umanità.
Il parco occupa tutta l area del bacino del fiume Manu e ha una topografia ricchissima grazie alle significative variazioni di altitudine che occorrono nell area. Si passa infatti dai 350 metri sul livello del mare nell area del parco che si trova nella Foresta Amazzonica occidentale, col suo specifico habitat da foresta pluviale quindi, agli ambienti della Yunga peruviana ad altitudini medie, e alle praterie e boscaglie montane quando si raggiungono i 4200 metri d altitudine sul versante orientale della Cordigliera delle Ande. Questa varietà topografica si traduce, come si è detto, in un livello di biodiversità tra i più alti di tutti i parchi del mondo.
Per quanto riguarda la fauna, si contano più di 220 specie di mammiferi, come la tigre nera, la scimmia choro comune, il cervo delle Ande, la maquisapa nera, il gatto delle Ande e molti altri, e poi 68 rettili, 77 di anfibi e circa 210 tipi di pesci. Anche gli uccelli sono numerosissimi (si parla di 800 specie) e si vorrà dunque prendere in considerazione il parco di Manu come meta per le vacanze se si è grandi appassionati di birdwatching. Tra farfalle, formiche, libellule e scarafaggi poi, si superano le 2300 specie di insetti, con molte specie ancora da classificare. Una menzione a parte tra gli ospiti del parco va fatta per l ornitorinco: non una specie indigena del Perù, venne introdotta nel 1965 dagli aborigeni australiani che volevano commerciare con i peruviani, e si è ambientato perfettamente nel parco naturale.
La varietà nell altitudine, nel microclima e nel terreno del parco si riflette anche sulla flora, ricchissima e varia. Qui è possibile ammirare anche la conifera argentina, che occupa circa un ettaro del territorio del parco. L impenetrabilità del parco e l enorme eterogeneità della flora rendono di difficile classificazione le varie specie di piante ospitate. Le stime variano tra le 2000 e le 5000 specie vegetali. Per dare un idea della diversità naturale basti pensare che in un solo ettaro di terreno è possibile trovare anche 220 diverse specie.
Un ruolo chiave nell eccezionale preservazione dell incontaminato ecosistema del parco lo ha giocato senz altro il suo isolamento. Il parco è infatti difficilmente accessibile per la sua conformazione e posizione, e comunque ai turisti è consentito entrare soltanto in apposite aree. L unica presenza umana all interno del parco sono le numerose ma picole comunità contadine di lingua quecha e le varie tribù amazzoniche native, come i Matsiguenka, gli Yine, gli Amahuaca, i Nahua, gli Amarakaeri e gli Huashipaire. Un regime di protezione dell area del parco ebbe inizio formalmente nel 1968 quando il parco venne dichiarato riserva naturale, stato poi confermato e rafforzato dai successivi riconoscimenti UNESCO. Oggi il parco è diviso invarie zone ad accesso regolamentato, di cui la più ampia è la Restricted Zone, dedicata esclusivamente alla preservazione del patrimonio ambientale e inaccessibile, se non per qualche concessione ai ricercatori e alle comunità indigene. A proposito di ricerca, nel parco ha sede uno dei più importanti e famosi centri di ricerca dell Amazzonia, ovvero la stazione biologica di Cocha Cashu.
Guardando al futuro del parco è chiaro che la sfida per la preservazione si fa più intensa e difficile. Con il mutamento delle aree circostanti (costruzione di nuove strade, esplorazioni per l estrazione di gas naturale) sarà ancora possibile mantenere l isolamento e lo stato incontaminato di cui il parco ha goduto? Quale sarà l impatto del progressivo aumento delle popolazioni indigene e dei loro bisogni? A queste ed altre questioni dovrà essere data risposta se si vorrà continuare a conservare un patrimonio naturale dal valore inestimabile.