Storia della resurrezione del pappagallo
Il pappagallo cadde nella pentola fumante.
Si sporse, gli venne un capogiro e cadde.
Cadde perchè era curioso e annegò nella zuppa bollente.
La bambina, che era sua amica, pianse.
L'arancia si tolse la buccia e gliela offrì per consolarla.
Il fuoco che ardeva sotto la pentola si pentì e si spense.
Dal muro uscì una pietra.
L'albero, inclinato sul muro, trasalì per il dolore, e tutte le sue foglie caddero al suolo.
Come tutti i giorni arrivò il vento per pettinare le fronde dell'albero e lo trovò spoglio.
Quando il vento seppe quello che era successo, perse una raffica.
La raffica aprì la finestra, andò per il mondo senza meta e si diresse verso il cielo.
Quando il cielo seppe la brutta notizia divenne pallido.
E vedendo il cielo bianco, l'uomo rimase senza parole.
Il vasaio del Cearà volle sapere.
Alla fine l'uomo recuperò la parola e raccontò che il pappagallo era annegato
e che la bambina aveva pianto
e che l'arancia si era tolta la buccia
e che il fuoco si era spento
e che il muro aveva perso una pietra
e che l'albero aveva perso le foglie
e che il vento aveva perso una raffica
e che la finestra si era aperta
e che il cielo era rimasto senza colore
e l'uomo senza parole.
Allora il vasaio riunì tutta la tristezza
e con questo materiale le sue mani riuscirono a resuscitare il morto.
Il pappagallo che ebbe origine dal dolore
ebbe piume rosse come il fuoco
e piume azzurre come il cielo
e piume verdi come le foglie dell'albero
e un becco duro come la pietra
e dorato come l'arancia
e parole umane da dire
e acqua di lacrime per bere e rinfrescarsi
e una finestra aperta per fuggire
e volò nella raffica del vento.
Da Eduardo Galeano, Las Palabras Andantes, ed. Mondadori