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Sulle strade del Madagascar

Il Madagascar, si sa, è un susseguirsi di mete dalla caratteristiche più varie: dalla foresta pluviale, all'asprezza delle zone aride, dalla vegetazione sorprendente per varietà e dimensioni alla fauna esclusiva e affascinante. Il mare davvero soddisfa le aspettative più ardite del sub estremo e del pacifico bagnante. La bellezza dei villaggi, la bontà del cibo, i colori, il clima, la gente sempre allegra e disponibile, l economicità, sono elementi difficili da trovare tutti insieme in un unico luogo. Poco si può dire che già non si sappia sulle meraviglie del Madagascar . Ma c è una cosa che si conosce e si apprezza solo viaggiando per il paese: è quello che c è in mezzo; è quello che vedi quando ti sposti dal bel posto A al bel posto B .



Sulle strade, sulle piste, nelle città, sul mare, una miriade di mezzi tra i più disparati trasportano uomini e cose. Taxi-ville, Taxi-be, Taxi-special, camion, Pousse-pousse, carri trainati da zebù, piroghe a remi, a vela, a motore; ogni mezzo può esssere un trattato di sociologia etnografica o soltanto una gioia per gli occhi e per la mente. I Taxi-ville girano solo in città e sono scassate Renault 4 o Citroen Deux-chevaux dai colori e dagli accessori più improbabili; il giallo canarino, il celeste pastello, il rosso vivo si mescolano con le cromature di parafari, borchie e mascherine di ogni tipo. I Taxi-be sono enormi Peugeot 505 che coprono grandi distanze trasportando fino a nove passeggeri, sono considerati veloci ma hanno le ruote lisce, tutte le strutture vicino al cedimento e ogni viaggio diventa una vera avventura. Il Taxi-be affittato in esclusiva da uno o più viaggiatori diventa il Taxi-special. I carri trainati da zebù in alcune zone allagate sono gli unici mezzi in grado di muoversi e riportano a mille o più anni fa. I Pousse-pousse, versione malgascia dei risciò cinesi trainati da uomini scalzi ti fanno credere di essere in estremo oriente ai tempi dell occupazione coloniale. Le piroghe scavate nei tronchi, tenute insieme da corde e con le vele di sacchi cuciti, te le aspetti più in un museo che non come mezzo assenziale nella vita quotidiana di migliaia di pescatori.



Ma il protagonista assoluto, il principe di tutti i mezzi che quotidianamente percorrono in lungo e in largo il Madagascar è il Taxi-brousse, letteralmente taxi della boscaglia . Questo termine indica qualsiasi mezzo non compreso nelle precedenti categorie: si va dal camion telonato con panche di ferro, al pick-up Peugeot con o senza copertura, dal furgone Saviem degli anni sessanta, al minibus giapponese quasi nuovo. Una costante unisce tutti questi mezzi e li raggruppa in una unica categoria: il Taxi-brousse viaggia solo se è strapieno; si può aspettare per ore l ultimo occupante, oppure si può girare per la città in cerca di viaggiatori prima di partire alla volta della meta di solito lontana diverse centinaia di chilometri. Una volta pronti si parte, apparentemente carichi al massimo, ma non basta, lungo il percorso chiunque faccia un segno verrà caricato spostando, incastrando e pressando i passegeri come le tessere di un puzzle. Nel mio ultimo Taxi-brousse un ragazzino e stato estratto dallo sportello anteriore e reinserito dal finestrino posteriore in posizione orizzontale per far posto all ennesimo passeggero che nessuno avrebbe detto potesse entrare. Era un minibus Mazda rosso, abbastanza in buono stato, omologato per quindici posti che ha trasportato da Majanga a Diego Suarez oltre a me altri venticinque passeggeri, totale ventisei su un pulmino da quindici! La montagna di bagagli sul tetto a ogni curva ondeggiava paurosamente, ogni frenata andava programmata per tempo e l autista, anch egli incastrato insieme a altre tre persone sul divanetto anteriore, per cambiare marcia inseriva il gomito nello stomaco di una rassegnata e quasi divertita ragazza.



Duecento chilometri, sei ore; buche, guadi, polvere, asfalto, terra, sosta al controllo di polizia: tutto ok, sosta dal venditore di pannocchie bollite: grande scorpacciata collettiva. Alla fine ci si conosce tutti, nessuno si lamenta e quasi dispiace quando si è arrivati e ci si deve salutare. Duecento chilometri e sembra di averne fatti mille; arti anchilosati, membra addormentate ma una sorta di soddisfazione per aver sofferto, assimilato e davvero vissuto quello spostamento che da noi in Europa sarebbe un evento comodo e banale. I Malgasci sono orgogliosi dei loro Taxi-brousse, li raffigurano nei disegni, nei timbri artigianali scolpiti nella gomma; ma sopratutto li riproducono in scala utilizzando lattine e barattoli di ogni sorta: piccole opere d arte, modellini perfetti con le ruote che girano, sportelli che si aprono, cofano e relativo motore interno. Il Taxi-brousse è il simbolo del viaggio tra i luoghi ma anche tra le abitudini, le personalità, le diversità; è il mezzo che ti allontana da dove eri e ti fa conoscere qualcosa d altro. Il Taxi-brousse ti fa soffrire e vivere lo spostamento con la mente, con il corpo, con gli occhi, con l udito, con l olfatto, è la metafora perfetta del viaggio; perchè viaggiare vuol dire imparare a spostarsi, in tutti i sensi.

Antonello Fratoddi