Under African Skies - Un diario di viaggio
GIORNO 1: JO BURG – HAZYVIEW
L'incipit è essenziale, in un romanzo: definisce il tono del racconto, suggerisce i possibili esiti linguistici della narrazione, stabilisce in modo spesso irrevocabile la relazione dell'autore con il lettore. Così, se le poche righe tra Jo'burg e Hazyview fossero un incipit, sarebbero un incedere sciatto e monotono tra sterpaglie, abbozzi di periferia, traffico e altri inciampi stradali, compresa una foratura su una strada che sarebbe ancora generoso definire dissestata. Insomma, una roba da posare disgustati il viaggio sul comodino e andarsi a fare una bella passeggiata. E però, se una cosa ho imparato nei miei anni girovaghi, è che l'incipit di un viaggio è raramente significativo; al contrario, molti dei miei viaggi più belli sono iniziati in modo deludente. Così, una volta giunti a Hazyview, faccio esercizio di pazienza e intanto mi godo un'ottima cena. E domani è un altro giorno (dove l'avrò sentita, questa?)… La foto del giorno Primo piano di Mossie, tecnico della telecom locale. Quando foriamo, si ferma a darci una mano, si prodiga a cambiare la ruota, coopta in nostro soccorso una pattuglia di polizia e telefona all'agenzia di noleggio per rimproverarli della mancata assistenza. Poi ci scorta al paese più vicino per farci riparare lo pneumatico e per finire ci telefona in albergo per chiedere se siamo arrivati sani e salvi. La faccia, onestamente, non è bellissima; la persona, sì.
GIORNO 2: HAZYVIEW
Con tutta calma si parte per un escursione al Blyde River Canyon. Abbiamo scelto di sostare un giorno in più in questa zona per avere un impatto meno frenetico con il paese, un acclimatamento graduale che si rivelerà particolarmente benefico nei giorni a venire. A volte chi viaggia è vittima dell ansia da prestazione, quell ingordigia di vedere tutto e subito che rischia di avvelenarti le giornate, di non farti godere appieno momenti unici. Così, mentre il pomeriggio va a spegnersi senza clamori, noi prendiamo fiato (e un gin tonic) nel parco dell'albergo sotto lo sguardo perplesso di una coppia di oche egiziane. E va benissimo così. La foto del giorno Il panorama da Three Rondavels. Un classico. Sì, lo so che ne sono state scattate a migliaia di foto così, ma è quello che mi è rimasto negli occhi oggi. A volte, la foto del giorno è banale. GIORNO 3: HAZYVIEW – SABI SAND (CHITWA CHITWA LODGE)
Un paio d ore di macchina, deviazioni involontarie comprese, e siamo a Chitwa Chitwa. Ora, nella vita ognuno ha i suoi sogni, alcuni ovvi, altri più bizzarri, tutti egualmente rispettabili. Il mio è quello di trascorrere le giornate al sole, in una bella casa affacciata su uno specchio d'acqua, beandomi dell'abbeverata di elefanti e gazzelle, in compagnia della persona che amo. Così qualcuno capirà la mia emozione nello scrivere queste poche righe. E sì, un drink lo gradisco, se proprio me lo chiedete. La foto del giorno I sogni non è una roba che ci si fanno le foto.
GIORNO 4: SABI SAND (CHITWA CHITWA LODGE)
Non so se per un'ancestrale paura di volare, o per un profondo senso di frustrazione nei confronti di chi ha saputo sconfiggere le leggi della gravità, ma i nostri compagni di safari non sembrano affatto interessati a tutto ciò che vola: quattro zampe, buono, due ali, cattivo. Eppure, alcuni degli incontri più belli nei miei viaggi li ho fatti col naso all'insù, osservando a torcicollo il volteggio di un grifone, infilando lo sguardo tra i rami alla ricerca di un'ara, guardando divertito l'incedere sgraziato di un bucero. Emozioni che ho cercato di trasmettere ai nostri compagni di viaggio, richiamando inutilmente la loro attenzione su un magnifico esemplare di ghiandaia pettolilla fieramente immobile a due metri da noi. Rassegnato, li lascio andare per la loro strada. Augurandomi intimamente che un giorno non lontano anche loro possano provare l'ebbrezza del volo. La foto del giorno Diceva Vinicius de Moraes che la vita è l'arte dell'incontro, e chi ha la buona sorte di viaggiare sa quanto sia meravigliosamente vera questa frase. Il nostro incontro di stasera è un esuberante operatore finanziario indiano che ha inopinatamente deciso di comprimere tutto il Sudafrica in dieci giorni dieci di studiata frenesia: cavalcata sugli struzzi, assaggio di vini, bungee jumping dal Bloukrans Bridge, immersione con gli squali e safari nel Kruger, il tutto con famiglia al seguito. Anche in versione zippata, il racconto dura tutta la cena, caffè e liquori compresi – troppo anche per una persona paziente quale io non sono. Così la foto del giorno, perfidamente, è la faccia di sua moglie all'ultimo giorno di vacanza. GIORNO 5: SABI SAND (CHITWA CHITWA LODGE)
Durante la notte si è probabilmente rovesciata l arca di Noè, perché oggi teniamo a malapena il conto degli avvistamenti: licaoni, leopardi, rinoceronti, alcuni splendidi gruccioni, iene, leoni e leonesse (rigorosamente separati, la promiscuità non è roba da felini perbene), nyala… e poi ancora antilopi varie, un gruppo di elefanti all abbeverata, nettarinie… E poi, appena prima di rientrare… La foto del giorno ...sulle tracce di un leopardo che aveva nascosto nei pressi la sua preda, Moises, la nostra guida, scende dalla jeep per strappare un ramoscello da un arbusto. Lo aveva già fatto in mattinata, per segnalare la posizione dei licaoni, però stavolta il ramoscello gli sfugge di mano e lui fa appena in tempo a riprenderlo per la coda. Poi si volta verso di noi con un sorriso smagliante e ci mostra un magnifico camaleonte verde, dello stesso identico colore delle foglie. È il mio primo camaleonte, ed è un'emozione assolutamente indimenticabile. GIORNO 6: SABI SAND – MBABANE (SWAZILAND)
Tappa di trasferimento. Lasciamo la riserva con gli occhi ancora pieni di meraviglia per sobbarcarci la lunga strada per lo Swaziland. Panorami a tratti magnifici, a volte monotoni. Con un po di pazienza passiamo la dogana e arriviamo a Mbabane nel tardo pomeriggio. Quasi quasi sono contento di trovare un po di traffico… La foto del giorno Potete guardarla fino a diventare strabici, ‘sta foto, ma non c è proprio niente da vedere. Nel senso che dovevano starci dentro i cartelli stradali che ci avrebbero guidato fin qui, ma purtroppo non ce ne sono. Si va a spanne, o se preferite a culo, con sporadiche e poco attendibili indicazioni dei locali. Quindi, oggi la foto è vuota. GIORNO 7: MBABANE (SWAZILAND) – KOSI FOREST LODGE
Alle sette del mattino la sala da pranzo dell albergo è già affollata. Siamo tutti di passaggio su questa terra, e non solo metaforicamente. Bella passeggiata alla Mlilwane N.R., sosta obbligata alla fabbrica di candele (e credetemi, ne vale davvero la pena), poi si parte per il Kwa Zulu Natal. Ci orientiamo col sole, in mancanza di segnaletica, e riusciamo perfino a non sbagliare strada. Lo Swaziland non ci ha fatto grande impressione, ma almeno ora ha un volto per noi che ne conoscevamo a malapena il nome. Il Kosi Forest Lodge è semplicemente magico, uno screzio di luce su una collinetta con vista lago, al riparo di un bosco di acacie che al tramonto si anima dei versi di un gruppo di buceri. E la buonanotte ce la dà un galagone appollaiato sull albero maestro della sala da pranzo all aperto… La foto del giorno Un giornalista chiese alla teologa tedesca Dorothee Salle come spiegherebbe a un bambino che cosa è la felicità. Non glielo spiegherei rispose, gli darei un pallone per farlo giocare. Lo racconta Eduardo Galeano, e mi torna in mente guardando lungo la strada un gruppetto di ragazzi, scalzi e spaiati, cercare di spingere un pallone verso due bastoni piantati in terra alla bell e meglio, come noi si metteva due maglie per terra a fare porta. La felicità, appunto, anche se nessuno ce lo aveva spiegato. GIORNO 8: KOSI FOREST LODGE
Oggi si va in canoa. Sapete andare in canoa? Certo, rispondo io, che ci sarò salito tre volte ma non perdo mai l occasione per parlare a sproposito. E salgo davanti. Sbagliato. Molto sbagliato. Perché in canoa è chi sta dietro a dirigere le operazioni, e nel mio caso chi sta dietro è molto, molto inesperto. Così, per tutto il tempo, mentre io remo come un forsennato verso riva, con mio grande stupore la canoa deriva placidamente al largo, spinta non dalla corrente come io ingenuamente pensavo, ma dalla sventatezza della mia compagna di pagaiate. Se avete presente Stanlio e Ollio che spingono il pianoforte in due direzioni opposte, capirete bene la situazione. Dopo mezz ora di carambole, insulti e incomprensioni finalmente troviamo l assetto e ci godiamo una gita meravigliosa lungo le rive del lago, con tanto di avvistamento di un avvoltoio delle palme, unico rapace al mondo (quasi esclusivamente) vegetariano. La foto del giorno A pochi metri da noi, un martin pescatore malachite si posa con leggerezza su un ramo sporgente, aspettando il momento giusto per librarsi in aria e tuffarsi in caccia. In anni di viaggi ho visto molte volte questo spettacolo, che però non cessa mai di affascinarmi. GIORNO 9: KOSI FOREST LODGE
Ci spostiamo in jeep ai confini con il Mozambico per osservare da vicino un ecosistema unico: quattro laghi comunicanti attraverso un sistema di canali che si estendono per 60 km dall'entroterra fino all Oceano Indiano. Il più vicino al mare beneficia di un flusso costante di acqua salata che, incredibilmente, lo rende simile ad un piccolo mar Rosso. E allora via, pinne maschera e boccaglio, a goderci uno spettacolo straordinario: pesci tropicali di ogni tipo e coralli in mezzo metro d'acqua, mentre l'oceano Indiano ruggisce alle nostre spalle. La foto del giorno Per la nostra ultima cena al lodge ci viene offerto un tavolo accanto al fuoco, nel boma, da soli sotto un acacia di lungo corso. Mangiamo in silenzio, guardando spesso il cielo. Tutto nero, il cielo, impreziosito da milioni di stelle immote. Dio, se ci mancheranno le notti africane… GIORNO 10: KOSI FOREST LODGE - DURBAN
"Dove avete lasciato la macchina? Avete tolto le chiavi? E dove pensate di andare? A piedi? Nooo… No, meglio di no. Il lungomare? Beh, sì, il lungomare sì ma fate molta attenzione..." Il portiere del nostro hotel a Durban, un indiano spiccicato a Hrundi Bakshi (il meraviglioso Peter Sellers di Hollywood Party) fa del suo meglio per terrorizzarci, e ci riesce piuttosto bene. Durban non è propriamente una città tranquilla, ma noi abbiamo un aereo domani all'alba e la sosta è d'obbligo. Certo, l'inizio non è incoraggiante ma decidiamo ugualmente di arrischiare due passi. Scendendo dalla camera lo incrociamo (è dovunque, impossibile mancarlo); lo saluto scioglilinguando 'se sono due biglie, se sono tre triglie, se sono tante conchiglie'e indicando interrogativo la direzione da prendere. Lui fa sì con la testa, sorride come fosse antani e ci augura una buona passeggiata. Il tempo è splendido, il lungomare è affollatissimo di famiglie e ragazzi che nuotano e giocano a pallone, e nessuno ci importuna. Il giorno dopo leggeremo sul giornale che aveva ragione lui. La foto del giorno Il ragazzo che si occupa della nostra macchina in hotel, François, mastica giusto due o tre parole di inglese. Viene dal Ruanda, e mi racconta in francese di come sia dovuto fuggire dal suo paese. Qui ci sono molti induisti e musulmani, ma lui è cristiano, mi dice toccando la croce che porta al collo. Anche lei è cristiano, monsieur? Io, ateo praticante, gli rispondo che sì François, anch'io sono cristiano. E la foto del giorno è il sorriso che si allarga sul suo bel viso. GIORNO 11: DURBAN – JO BURG - UPINGTON
Tappa a Upington, per riprendere fiato. Ne approfittiamo per fare qualche commissione, ricaricare il telefono, comprare un po'di vettovaglie (e tanta, tanta meravigliosa frutta secca) e per una sosta in lavanderia. Upington è una città di nulla, pigramente ciondolata dai suoi abitanti finché non tramonta il sole: allora le strade si svuotano e tutto quello che puoi fare è aspettare il giorno dopo. E il giorno dopo, per noi, è già deserto. La foto del giorno Pick-up, strada dritta nel deserto, prime luci dell'alba, un CD di Patrick Watson a farci compagnia. Magnifico, se non fosse per la temerarietà di numerosi stormi di rondini che traversano sciaguratamente la carreggiata volando ad altezza d'uomo. Patrizia ne fa secche tre finché, disperata, inizia a pestare sul clacson ogni volta che coglie un accenno di volo. E così quello che era iniziato come un fantastico viaggio on the road si trasforma in un remake surreale de Il sorpasso, con una coppia di mentecatti che strombazza oscenamente sfrecciando a 130 all'ora nel deserto… GIORNO 12: UPINGTON – KGALAGADI N.P. (KALAHARI TENTED CAMP)
Finalmente il Kgalagadi. Abbiamo fatto i salti mortali per arrivare fin qua, ma è stata fatica ben spesa. Il parco è una tavolozza di colori pastello, ocra, salvia, azzurro, paglia, ed è diverso da qualsiasi altro parco africano. Anche la fauna è molto diversa: moltissimi orici e struzzi, sciacalli e otocioni, niente elefanti, bufali e rinoceronti. Rapaci, tanti e facilmente avvistabili. E poi parecchi gattoni: raramente avevamo visto tre ghepardi lo stesso giorno. La foto del giorno Foto di gruppo con orici, animale meraviglioso se ce n è uno. GIORNO 13: KGALAGADI N.P. (KALAHARI TENTED CAMP)
Come ogni appassionato di safari, conosco e mi ripeto sempre una verità fondamentale: ogni avvistamento è un regalo, un avvenimento unico e irripetibile. E però, al trecentocinquantasettesimo gnu, il regalo comincia pericolosamente ad assomigliare alla cravatta che Nonna Evelina mette sotto l'albero ogni Natale che Domineiddio manda in terra. Oggi però ho ricevuto un regalo speciale: una femmina di caracal che, dopo aver attraversato a tradimento la strada, ci ha guardato a lungo negli occhi prima di raggiungere il suo compagno su una collina e scomparire nel bush. Il resto della giornata è trascorso relativamente tranquillo. Tanto, io nemmeno le porto, le cravatte. La foto del giorno Un cammino di giraffe contro il cielo livido dell alba. Per quanto relativamente comuni in altri parchi, qui le giraffe sono un avvistamento poco frequente. Un regalo, appunto: e così le ho volute immortalare nella loro buffa marcia verso l acqua. GIORNO 14: KGALAGADI N.P. (TWEE RIVIEREN)
Io lo chiamo effetto domino, ma non so se esiste un nome per una roba del genere. Sta di fatto che nel Kgalagadi vige la legge del self-drive: niente safari di gruppo, walkie-talkie, comunicazioni radio tra guide e tracker, tutto è affidato alla perizia e all'esperienza dei visitatori i quali, nel timore di mancare l'avvistamento della vita, finiscono regolarmente per fare affidamento sull'acume visivo altrui. Niente di male, naturalmente, ma con qualche bizzarro effetto collaterale: se la macchina davanti alla tua si ferma ogni dieci metri entusiasmandosi per un tronco a forma di leone o per una roccia le cui fattezze ricordano un elefante, l'esperienza può risultare snervante. Così una jeep di francesi appassionati di birdwatching, in cerca dell'angolazione migliore per fotografare un astore cantante, finisce per provocare uno spettacolare ingorgo nei pressi di una pozza d'acqua e un disordinato passaparola per cui una decina di macchine (compresa la nostra) scrutano disperatamente un cespuglio dietro il quale si nasconderebbe un leopardo. La foto del giorno A poche centinaia di metri dal campo, stufo di mangiare la polvere della macchina che mi precede, dò di acceleratore e supero di slancio i limiti di velocità e una pattuglia di ranger del Botswana, comprensibilmente infastiditi dal mio gesto. La reprimenda che segue, tanto composta nei toni quanto (giustamente) dura nei contenuti, mi risuonerà nelle orecchie fino al giorno della partenza. GIORNO 15: KGALAGADI N.P. (KALAHARI TENTED CAMP) – KAKAMAS
La cosa più abbondante sulla terra è il paesaggio. Questo fulminante incipit di José Saramago si palesa in tutta la sua evidenza mentre guidiamo verso Kakamas di ritorno dal Kgalagadi, dopo un ultimo game drive che ci ha regalato un emozionante incontro ravvicinato con una splendida femmina di leopardo. A Kakamas, una bellissima sorpresa: saremo ospiti di una tenuta agricola. La nostra stanza affaccia dritta sui vigneti, ora spogli, ettari di terreno da camminare con le mani dietro la schiena fino ad incocciare le montagne. C è un Africa bianca, quassù, con cui prima o poi dovremo fare i conti. La foto del giorno Il leopardo ruba l occhio del fotografo, che sente fortissimo l impulso di scendere dalla macchina e grattargli le orecchie ma, buon per lui, se ne guarda bene. GIORNO 16: KAKAMAS
Giornata di relax, la passiamo in giro per l Augrabies Falls N.P. Pur non particolarmente ricco di fauna, il parco è magnifico nel suo impercettibile quanto incessante mutare di forme e colori; il filo dell'orizzonte è punteggiato da kokerbom in fiore, acacie e bizzarre variazioni sullo spinoso tema del cactus. È in posti come questo che più maledico la mia ignoranza botanica (e non solo), e benedico la mia buona sorte di viaggiatore affascinato dalla natura. La foto del giorno Di solito tendo ad ignorare il frigo in camera, un po'per desuetudine e un po'perché morigerato (tirchio?) di natura. Su questo però mi cade l'occhio, c'è scritto Honesty Bar e contiene ogni ben di Dio: vino, birra, sidro e analcolici in quantità, noccioline, patatine, frutta secca... Se ci credete, funziona così: tu prendi quello che ti pare, nessuno viene a controllare, e poi se credi paghi. Tutto qui. Oh, mi sono così commosso da pagare una birra in più… e ho pure l'impressione di non essere stato l'unico. GIORNO 17: KAKAMAS - CALVINIA
Se è vero che bisogna sempre sforzarsi di vedere il lato positivo delle cose, allora posso consolarmi pensando che a Calvinia resteremo solo un pomeriggio. È una giornata fredda e ventosa, e per la prima volta da quando siamo qui il sole non riesce a scaldarci. Vaghiamo per la città spiluccando un negozio qua, un museo là, ma tutto sommato non abbiamo neanche troppa voglia di andare in giro. Finiamo una giornata senza pretese davanti ad un bobotie senza infamia e senza lode. Domattina sveglia presto, e non cercate i nostri commenti nel guest book dell'albergo. La foto del giorno Supermercato con forno. Quella roba dentro la teglia, non sarà mica pizza? Sì? Allora per favore ce ne incarti due pezzi belli grandi!!! Nei miei primi viaggi pasta e pizza li vedevo come un inammissibile tradimento, un venire meno ai princìpi del vero viaggiatore. Col passare del tempo sono diventato più indulgente, e ora una pizza la mangio volentieri anche all'estero, soprattutto nei viaggi più lunghi. Detto questo, siete proprio sicuri di voler sapere com'era quella pizza del supermercato di Calvinia? Quella roba moscia e spugnosa con sopra sedano carote cipolla rapa barbabietola zucchine patate aceto pomodoro cavolo e nonsocosaltro? Ecco, bravi, lasciate perdere, che noi ancora rimpiangiamo di non aver fatto altrettanto… GIORNO 18: CALVINIA - CLANWILLIAM
Quello che ti frega, di questo paese, è che quando non ti aspetti nulla all improvviso ti trovi nel Cedarberg. E quella che doveva essere una semplice tappa di avvicinamento alla costa si trasforma così in una delle giornate più intense e sorprendenti del nostro viaggio: una strada (aperta solo di giorno) tra le montagne, fioriture abbaglianti, le pitture rupestri dei San lungo il fiume. Non c è un turista che sia uno, quassù. Probabilmente sono tutti all unico ristorante della città, visto che non c è un tavolo neanche a morire. Vabbè, da domani si prenota. La foto del giorno Mattino presto, la nebbia si dirada lentamente, un aquila pescatrice appollaiata su un ramo attende pazientemente che il fiume si disveli. Una foto che è quasi un haiku. GIORNO 19: CLANWILLIAM – DE HOOP NATURE RESERVE
E poi arriva il giorno che le parole non bastano più, davanti a tanta meraviglia. Che enumerare le balene ti sembra un esercizio puerile, e dire tutto d un fiato bianco azzurro cielo mare sabbia vento evoca a malapena una conta di nascondino, di quelle che ci si litiga da bambini. Allora posi la penna, ti siedi con un gesto gentile e lasci che una o due gocce di quell oceano ti inumidiscano le guance. Meglio di così, non sai dirlo. La foto del giorno È una foto astratta, si intitola Piangere di felicità guardando l oceano, e ognuno può comporla a sua immagine e somiglianza. GIORNO 20: DE HOOP NATURE RESERVE
C'è il sole (c'è stato per tutto il viaggio, siamo stati fortunati) e vogliamo restare vicino all'acqua. Ci incamminiamo per uno dei sentieri che costeggiano l'oceano, in un susseguirsi aritmico di promontori e calette, accompagnati dal volo delle beccacce di mare e dagli sbuffi delle balene. La luce è bellissima, spesso ci fermiamo incantati dal paesaggio, senza parlare. Felici. La foto del giorno A fine giornata saliamo su una duna per dire addio alle balene, c'è un vento freddo che ti strizza gli occhi e ti rinserra nella giacca a vento, ma questo è uno scatto cui non rinuncerei per nulla al mondo. Clic. GIORNO 21: DE HOOP NATURE RESERVE – CAPE TOWN
E così questa è Cape Town. Da qui è cominciato tutto: Compagnia delle Indie, Kaapstadt, tratta degli schiavi, oro, diamanti, guerre, segregazione razziale, apartheid. Di quel tutto non è rimasto niente, e quel niente ora è una città moderna, vitale, orgogliosa, bella come solo sanno essere le città in comunione con il loro mare, fascinosa di volti meticci e inafferrabile nella sua vera essenza, benedetta da una luce limpida che la rende ancora più accogliente. Se poi riuscissimo anche a parcheggiare la macchina sarebbe perfetto… La foto del giorno Lo skyline di Cape Town di notte, dall alto, con un bicchiere di vino in mano. Un regalo prezioso di due persone care conosciute a Kosi Bay, il modo più bello per salutare questa splendida città. GIORNO 22: CAPE TOWN – CAPE OF GOOD HOPE
Via che si va verso la fine del mondo, al Capo di Buona Speranza. Fa sempre uno strano effetto posare lo sguardo su luoghi conosciuti sui libri di geografia e fantasticati nei tuoi anni da cucciolo, e il Capo non fa eccezione: anni a lavorare di immaginazione, e poi la realtà ti prende in controtempo. Chiedere a queste poche righe di essere sutura tra il fantasticare e l'esserci, mi pare pretesa eccessiva. E così decido di fare la cosa più onesta, l'unica veramente possibile: giro le spalle all'oceano e mi incammino lentamente alla fine di questa frase. La foto del giorno Quel braccio che spunta dall'acqua si chiama Thomas, e tutte le mattine di buon'ora scende in spiaggia, qui a Boulders Beach, per farsi la sua nuotata. Ormai i pinguini lo conoscono e non ne sono infastiditi, anzi: qualche minuto prima lo hanno scortato in mare a mò di guardie svizzere, e un paio si sono pure tuffati con lui. Gli altri sono rimasti all'asciutto, a dondolarsi beati al sole, e io ne ho approfittato per scattare questa foto. GIORNO 23: CAPE TOWN – JO BURG – FRANCOFORTE - ROMA
Packed & ready. A mezzogiorno, via all aeroporto, pronti a sorbirci un interminabile viaggio di ritorno. È stata una vacanza entusiasmante, molto al di sopra delle nostre aspettative. Il Sudafrica è un paese meraviglioso, un incanto per gli occhi e per il cuore, che sfugge a qualsiasi tentativo di immaginarlo e classificarlo. Una terra che ci ha commosso, noi che avevamo paura di restare delusi. La foto del giorno È una foto di gruppo: ci sono persone di ogni etnia, sesso e religione che si affollano nel breve spazio di un immagine per salutare. Sono tutti quelli che ci hanno accompagnato in questo viaggio, che hanno condiviso con noi una parola, una cena, uno sguardo, un'emozione, un avvistamento. Sono davvero troppi per nominarli uno ad uno, e molti li abbiamo a malapena sfiorati. Ma a tutti, indistintamente, va il nostro pensiero e il nostro affettuoso ringraziamento per avere arricchito la nostra esperienza. Antonello Bacci
Durata: 23 giorni (6-30 luglio 2009)
Itinerario: Jo'burg – Hazyview (Blyde River Canyon) – Sabi Sands (riserva privata di Chitwa Chitwa, Kruger N.P.) – Swaziland – Kosi Bay – Durban – Upington – Kgalagadi N.P. – Augrabies Falls N.P. – Calvinia – Clanwilliam – De Hoop N.R. – Cape Town