Leggere per Conoscere
Leggere per Conoscere la Tanzania
Ebano di Ryszard Kapuscinski (ed. Feltrinelli).
Giornalista e fotografo, scrittore di Afriche e viaggiatore di quelli buoni, rigattiere di storie ordinarie e non, Kapuscinski è uno che, per dirla con De André, nella vita ci ha messo la faccia. Spulciando questo libro troverete, affastellati uno accanto all'altro, racconti di attese interminabili e pazienti, l'ascesa e la caduta di Idi Amin, dittatore, il terrore dell'oscurità, testimonianze di colpi di stato, il senso del clan... Tutti insieme, restituiscono meravigliosamente il senso di precarietà e la fatica di vivere di uomini e donne d'Africa. Poi, a pagina 144, una sconvolgente Lezione sul Ruanda, impietoso ritratto della cattiva coscienza di noi occidentali: 14 pagine che da sole valgono tutto il libro e raccontano, senza enfasi né retorica alcuna, l'agghiacciante genocidio di un popolo su cui, forse, non ci è stata raccontata esattamente tutta la verità.
Antonello Bacci
Giornalista e fotografo, scrittore di Afriche e viaggiatore di quelli buoni, rigattiere di storie ordinarie e non, Kapuscinski è uno che, per dirla con De André, nella vita ci ha messo la faccia. Spulciando questo libro troverete, affastellati uno accanto all'altro, racconti di attese interminabili e pazienti, l'ascesa e la caduta di Idi Amin, dittatore, il terrore dell'oscurità, testimonianze di colpi di stato, il senso del clan... Tutti insieme, restituiscono meravigliosamente il senso di precarietà e la fatica di vivere di uomini e donne d'Africa. Poi, a pagina 144, una sconvolgente Lezione sul Ruanda, impietoso ritratto della cattiva coscienza di noi occidentali: 14 pagine che da sole valgono tutto il libro e raccontano, senza enfasi né retorica alcuna, l'agghiacciante genocidio di un popolo su cui, forse, non ci è stata raccontata esattamente tutta la verità.
Antonello Bacci
Diario Dell'anno del Nobel
Diario dell'anno del Nobel è l'ultimo dei quaderni di Lanzarote, quello relativo al 1998. Se ne conosceva l'esistenza perché Saramago lo aveva preannunciato ai suoi lettori nel 2001, ma se ne erano perse le tracce. Prima gli impegni, poi un cambio catartico di computer, e il sesto quaderno si è smarrito, seppellito in una macchina che nessuno usava più. Come racconta la moglie Pilar del Río nell'introduzione, ci sono voluti vent'anni e varie casualità “saramaghiane” perché questo testo venisse alla luce. Tra le pagine ci sono note personali, ma soprattutto riflessioni e spunti sulla sua posizione culturale ed etica. I principali assi tematici sono la politica, i viaggi, la dimensione sociale dello scrittore e dell'intellettuale. Svetta il discorso proferito in occasione della consegna del Nobel, ma nel complesso questo quaderno restituisce al lettore il modo di Saramago di intendere il mondo, sempre dal punto di vista dell'essere umano, dei vulnerabili, degli oppressi dal sistema. Uno sguardo che oggi è più urgente e vivo che mai, poiché, come lui stesso scriveva, “il tempo è un elastico che si tende e si accorcia. Star vicino o lontano, lì o qui, dipende solo dalla volontà”.
L'Italia in Seconda Classe di Paolo Rumiz
Ed. Feltinelli
‟Per una volta, ladies and gentlemen, non allacciatevi le cinture. Don't fasten your seat belts. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l'Italia in seconda classe, per linee dimenticate. Buttate dunque a mare duty free, gate, flight, hostess e check-in. Lasciate le salette business a parlamentari e commendatur. Questo è un viaggio hard, fatto di scambi, pulegge, turbocompressori e carbone. E noi lo faremo, anche a costo di farci sbattere da una squinternata vagona baldracca, un glorioso rudere che cigola e scoreggia sulla rete di ferro, in attesa di rottamazione. ‟In tasca, un'idea corsara.
Percorrere 7480 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Vladivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l'Asia da srotolare dentro la Penisola. Non sappiamo ancora dove andremo e in quanto tempo consumeremo questo buono chilometrico che nessun biglietto può contenere. Sappiamo solo che il nostro è un conto alla rovescia che ci obbligherà a scendere al chilometro zero. Il treno, non l'aereo, ha fatto l'Italia. Un piccolo treno come questo che arranca tra praterie e fichi d'India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia.”
Percorrere 7480 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Vladivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l'Asia da srotolare dentro la Penisola. Non sappiamo ancora dove andremo e in quanto tempo consumeremo questo buono chilometrico che nessun biglietto può contenere. Sappiamo solo che il nostro è un conto alla rovescia che ci obbligherà a scendere al chilometro zero. Il treno, non l'aereo, ha fatto l'Italia. Un piccolo treno come questo che arranca tra praterie e fichi d'India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia.”
Il Popolo Zafimaniry
Nel cuore degli altipiani del Madagascar, a est della cittadina di Ambositra, vivono gli Zafimaniry,un piccolo gruppo etnico di circa 50.000 persone distribuiti in un centinaio di villaggi. Il loro mito fondante vuole che, due secoli or sono o giù di lì, questo gruppo di origini Betsileo si rifugiasse tra le montagne per sfuggire alla deforestazione incipiente e all’avanzata di gruppi etnici più numerosi. Che sia stato per desiderio di boschi intatti oppure di libertà, questa gente ha vissuto praticamente isolata per diverso tempo, su cime di difficile accesso e perennemente avvolte di bruma, praticando una agricoltura di sussistenza a base di riso, mais, patate dolci, taro e manioca.
Grazie alla loro tradizionale simbiosi con il bosco, gli Zafimaniry hanno sviluppato una grandissima abilità nella lavorazione del legno. Quasi tutto, nel loro mondo, viene dalla foresta: le case, interamente di palissandro, sono autentici capolavori di incastro, costruite senza nemmeno un chiodo, completamente smontabili e con porte e finestre finemente scolpite; gli sgabelli su cui siedono sono ricavati da un unico blocco di legno; i grossi contenitori con i quali un tempo andavano a raccogliere il miele selvatico, sono tronchi scavati; i sepolcri famigliari sono pesanti sarcofagi, i più antichi dei quali assemblati con due soli blocchi di un unico tronco. Nella loro vita quotidiana, gli Zafimaniry riconoscono e utilizzano circa 23 tipi di legni diversi, ognuno con una sua precisa funzione.
I paesi Zafimaniry offrono panorami di straordinaria bellezza e sono meta di molti intrepidi turisti, che si avventurano in trekking di uno o più giorni, per visitare quelle piccole meraviglie di palissandro nascoste in mezzo alle montagne. Nonostante il piccolo numero dei suoi rappresentanti, o forse proprio per questo, la civiltà Zafimaniry è stata inclusa, nel 2003, Patrimonio Orale Intangibile dell’Umanità dall’UNESCO. Chiedendo agli intagliatori Zafimaniry il significato dei loro disegni non è raro sentirsi rispondere che non significano nulla ma semplicemente abbelliscono il legno. Forse è tutto quanto resta del sapere ancestrale di tali “segni”, mirabilmente riportati sugli oggetti di uso comune, porte e finestre delle loro case. O forse è solo riservatezza tipicamente Malgascia. Ad un’occhio allenato non possono però sfuggire i riferimenti grafici a modelli che si ritrovano in tutti i luoghi dove la spiritualità ha manifestato forme artistiche e una simbologia di vario genere. Gli Zafimaniry sono dunque da considerarsi appieno nel novero dei popoli che perpetuano la Conoscenza Universalenel mondo.
Grazie alla loro tradizionale simbiosi con il bosco, gli Zafimaniry hanno sviluppato una grandissima abilità nella lavorazione del legno. Quasi tutto, nel loro mondo, viene dalla foresta: le case, interamente di palissandro, sono autentici capolavori di incastro, costruite senza nemmeno un chiodo, completamente smontabili e con porte e finestre finemente scolpite; gli sgabelli su cui siedono sono ricavati da un unico blocco di legno; i grossi contenitori con i quali un tempo andavano a raccogliere il miele selvatico, sono tronchi scavati; i sepolcri famigliari sono pesanti sarcofagi, i più antichi dei quali assemblati con due soli blocchi di un unico tronco. Nella loro vita quotidiana, gli Zafimaniry riconoscono e utilizzano circa 23 tipi di legni diversi, ognuno con una sua precisa funzione.
I paesi Zafimaniry offrono panorami di straordinaria bellezza e sono meta di molti intrepidi turisti, che si avventurano in trekking di uno o più giorni, per visitare quelle piccole meraviglie di palissandro nascoste in mezzo alle montagne. Nonostante il piccolo numero dei suoi rappresentanti, o forse proprio per questo, la civiltà Zafimaniry è stata inclusa, nel 2003, Patrimonio Orale Intangibile dell’Umanità dall’UNESCO. Chiedendo agli intagliatori Zafimaniry il significato dei loro disegni non è raro sentirsi rispondere che non significano nulla ma semplicemente abbelliscono il legno. Forse è tutto quanto resta del sapere ancestrale di tali “segni”, mirabilmente riportati sugli oggetti di uso comune, porte e finestre delle loro case. O forse è solo riservatezza tipicamente Malgascia. Ad un’occhio allenato non possono però sfuggire i riferimenti grafici a modelli che si ritrovano in tutti i luoghi dove la spiritualità ha manifestato forme artistiche e una simbologia di vario genere. Gli Zafimaniry sono dunque da considerarsi appieno nel novero dei popoli che perpetuano la Conoscenza Universalenel mondo.
Leggere per Conoscere Laos e Cambogia
Angkor Fasto e splendore dell impero Khmer di Marilia Albanese (ed. White Star).
Un bellissimo libro, ricco di splendide illustrazioni, che ripercorre le vicende dell impero Khmer e del suo più sconvolgente esito architettonico: i templi di Siem Reap (meglio noti, anche se non del tutto correttamente, come Angkor Wat). Il libro è suddiviso in due sezioni ben distinte: nella prima parte vengono illustrate in modo dettagliato storie, mitologie, accadimenti e credenze di questa civiltà; la seconda parte, invece, è un meticoloso itinerario nel parco archeologico, con descrizioni e fotografie dei singoli templi. Qualora stiate leggendo queste poche righe perché è vostra intenzione visitare Siem Reap (e, credetemi, dovrebbe esserlo), sappiate che se c è una cosa che veramente ti frega, quando visiti quella meraviglia, è l incapacità di ricordare i singoli templi, che dopo tre giorni passati tra quelle pietre fai fatica a raccapezzarti.
Questo libro ha, tra gli altri, il pregio di rimettere in ordine le proprie memorie e di suscitare, a distanza di anni, sensazioni ed emozioni che forse credevate perse per sempre. Oh, se invece cercate qualcosa di più maneggevole da rigirarvi tra le mani mentre passeggiate tra quei templi incantati, potreste provare con I tesori di Angkor, sempre di Marilia Albanese (ed. White Star). Una nota doverosa per tutti coloro che si recheranno in Cambogia: a Siem Reap e a Phnom Pehn sarete avvicinati da stormi di bambini più o meno cresciuti che, in cambio di pochi dollari, vi offriranno guide e libri in formato tascabile, rigorosamente in inglese; tra questi, il sopra citato Angkor. Splendors of the Khmer Civilization (traduzione inglese del libro di M. Albanese), Ancient Angkor, di M. Freeman e C. Jacques, e Angkor. Celestial temples of the Khmer empire, di J. Ortner. Questi ultimi due trattano in modo ancor più dettagliato i singoli templi, limitando a poche pagine l esposizione narrativa delle vicende dei Khmer. Ciò detto, sappiate che si tratta sostanzialmente di fotocopie a colori fascicolate, ancorché di buonissima qualità; in Cambogia, infatti, non esiste copyright e quindi l operazione è perfettamente legale. Ora, sta a voi scegliere se dare o meno il vostro contributo al risanamento dell economia locale a scapito del legittimo interesse degli autori; un buon compromesso potrebbe essere quello di acquistare la copia tascabile del libro come guida per il periodo del vostro soggiorno, riservandosi di acquistare l originale (tra l altro, di qualità infinitamente superiore) nei negozi di Siem Reap o Phnom Pehn oppure al vostro ritorno a casa.
Un bellissimo libro, ricco di splendide illustrazioni, che ripercorre le vicende dell impero Khmer e del suo più sconvolgente esito architettonico: i templi di Siem Reap (meglio noti, anche se non del tutto correttamente, come Angkor Wat). Il libro è suddiviso in due sezioni ben distinte: nella prima parte vengono illustrate in modo dettagliato storie, mitologie, accadimenti e credenze di questa civiltà; la seconda parte, invece, è un meticoloso itinerario nel parco archeologico, con descrizioni e fotografie dei singoli templi. Qualora stiate leggendo queste poche righe perché è vostra intenzione visitare Siem Reap (e, credetemi, dovrebbe esserlo), sappiate che se c è una cosa che veramente ti frega, quando visiti quella meraviglia, è l incapacità di ricordare i singoli templi, che dopo tre giorni passati tra quelle pietre fai fatica a raccapezzarti.
Questo libro ha, tra gli altri, il pregio di rimettere in ordine le proprie memorie e di suscitare, a distanza di anni, sensazioni ed emozioni che forse credevate perse per sempre. Oh, se invece cercate qualcosa di più maneggevole da rigirarvi tra le mani mentre passeggiate tra quei templi incantati, potreste provare con I tesori di Angkor, sempre di Marilia Albanese (ed. White Star). Una nota doverosa per tutti coloro che si recheranno in Cambogia: a Siem Reap e a Phnom Pehn sarete avvicinati da stormi di bambini più o meno cresciuti che, in cambio di pochi dollari, vi offriranno guide e libri in formato tascabile, rigorosamente in inglese; tra questi, il sopra citato Angkor. Splendors of the Khmer Civilization (traduzione inglese del libro di M. Albanese), Ancient Angkor, di M. Freeman e C. Jacques, e Angkor. Celestial temples of the Khmer empire, di J. Ortner. Questi ultimi due trattano in modo ancor più dettagliato i singoli templi, limitando a poche pagine l esposizione narrativa delle vicende dei Khmer. Ciò detto, sappiate che si tratta sostanzialmente di fotocopie a colori fascicolate, ancorché di buonissima qualità; in Cambogia, infatti, non esiste copyright e quindi l operazione è perfettamente legale. Ora, sta a voi scegliere se dare o meno il vostro contributo al risanamento dell economia locale a scapito del legittimo interesse degli autori; un buon compromesso potrebbe essere quello di acquistare la copia tascabile del libro come guida per il periodo del vostro soggiorno, riservandosi di acquistare l originale (tra l altro, di qualità infinitamente superiore) nei negozi di Siem Reap o Phnom Pehn oppure al vostro ritorno a casa.
Leggere per Conoscere il Vietnam
Farfalle sul Mekong di Corrado Ruggeri. Ed Feltrinelli
Che ci faccio qui? si chiede il giornalista Corrado Ruggeri